Sei la cosa più bella che ho

Giusto il 25 novembre, giornata mondiale contro la violenza sulle donne, leggo su di un muro a caratteri cubitali “Sei la cosa più bella che ho” con tanto di nome sia del mittente che del destinatario del messaggio. Non dubito della buona fede di chi l’ha scritta. Una frase così si può leggere ovunque in giro per l’Italia e può anche passare inosservata tanto ingenua e banale sembra di primo acchito, e invece mostra quanto sia profondamente incisa nella nostra cultura l’idea della donna come oggetto, una cosa appunto, che il maschio possiede.

Le statistiche sono terribili, ogni 72 ore viene uccisa in Italia una donna. Il 75% delle vittime è ucciso in casa e nell’82% dei casi l’assassino è una persona conosciuta, molto spesso il partner o l’ex partner. Se questo accade è perché noi maschi non abbiamo ancora accettato o compreso, incredibile a dirsi ma impossibile da smentire, che una donna è una persona come lo è un amico che mai penseremmo di ammazzare perché non soddisfa i nostri desideri e neppure perché ci ha voltato le spalle o ha eventualmente tradito la nostra fiducia.

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