Su tutto domina la spazzatura. Lasciamo perdere il simbolismo e la metafora, parlo di quella fisica, reale che nella mia infanzia passava a raccogliere con un minuscolo bidoncino munito di ruote un netturbino credo di origini siciliane perché annunciandosi urlava “A munnizza” e a volte anche, per risparmiare fiato, semplicemente “A mizza”. Chi l’avrebbe detto che da lì a qualche anno sarebbe divenuta una delle principali risorse economiche per trafficanti e faccendieri di ogni risma? La spesa per la gestione dei rifiuti in Calabria è, infatti, una delle principali del disastrato bilancio regionale. Nel 2019, ultimo anno per il quale il dato è disponibile, ha superato i 130 milioni di euro. Nello stesso anno la Regione Veneto non ha speso per la medesima attività nemmeno lo 0,6% (760 mila euro) di quanto ha speso la Calabria, con una popolazione che è più che due e volta e mezza quella calabrese e un territorio più ampio del 20%! Contemporaneamente il Veneto ha differenziato quasi il 75% della sua raccolta rifiuti e la Calabria non ha toccato il 48%. Due facce della stessa medaglia, più si differenzia meno si spende. Ma fino a un certo punto. È fin troppo evidente che la spesa calabrese è abnorme. La domanda è: dove finiscono tutti quei soldi? A chi va in tasca quel tesoro mentre la regione annaspa tra i suoi rifiuti? Perché si costruisce una nuova megadiscarica (400.000 tonnellate) per rifiuti indifferenziati a Melicuccà che, se mai avrà luce, comporterà costi di smaltimento tripli rispetto a quelli che servono per conferire all’inceneritore di Gioia Tauro e persino maggiori a quelli che oggi servono per inviare i rifiuti fuori regione? Chi ha il potere per farlo vorrà, infine, indagare?