Immersi tra i rifiuti che inquinano l’acqua del nostro mare e quella dei rubinetti, rischiamo di non sollevare lo sguardo oltre questi pur gravissimi problemi. Ma l’orrore ha bussato più volte alle nostre porte in questo mese di maggio squarciando il velo della quotidianità afflitta da una miserabile politica locale. Prima i corpi senza vita di bambini e di donne abbandonati sulla spiaggia libica di Zuwara, poi i palestinesi uccisi durante gli undici giorni di bombardamenti israeliani su Gaza, in numero sproporzionatamente assai più elevato delle vittime israeliane dei missili di Hamas.
Zuwara è l’ultimo episodio di un’immane tragedia che molti di noi, almeno a quanto pare dalle intenzioni di voto rese pubbliche, vorrebbero derubricare a “immigrazione clandestina” e persino combattere, quanta cattiveria si può celare nell’animo umano, con un blocco navale al largo delle coste da cui tentano la partenza uomini e donne come noi, ma privati della possibilità di continuare a vivere nei paesi dove sono nati. C’è in Italia, oggi, incredibile a dirsi, anche più di un aspirante primo ministro che vorrebbe impedire l’arrivo dei profughi cannoneggiando le loro imbarcazioni con le fregate e le corvette della marina militare.
Contemporaneamente in Palestina, durante gli 11 giorni di bombardamenti israeliani su Gaza, vi sono stati oltre 250 morti e migliaia di feriti ma dalle macerie continuano a essere estratti corpi di persone disperse e il bilancio totale delle vittime è certamente destinato a salire. “Grazie” ai missili di Hamas la risposta di Israele si è potuta avvalere delle sue “bombe intelligenti”. I sofisticati raid dell’aviazione israeliana hanno messo fuori uso le reti idroelettriche lasciando senza acqua 400mila persone in piena pandemia da coronavirus, hanno raso al suolo il palazzo che ospitava le redazioni dei giornali, hanno persino colpito con precisione le migliori librerie di Gaza. Da 70 anni lo stato che più di ogni altro al mondo, in barba ad ogni risoluzione dell’ONU, ha violato il diritto internazionale persegue lucidamente il suo criminale progetto: la creazione di uno stato ebraico sull’intera Palestina storica con l’espulsione da quelle terre di quanti più abitanti, non assimilabili a questo disegno di dominazione, sarà possibile. L’Italia e l’Europa, quando addirittura non intervengono in difesa della prepotenza, assistono e si rendono complici del martirio di un popolo.