Due i fatti principali che hanno interessato l’opinione pubblica palmese nella settimana appena conclusa; se ne discute ancora nei conciliaboli privati di piazza o di famiglia ma con la cautela dei carbonari che temono di mettere a rischio la propria vita. Parliamone senza difficoltà. Della vicenda che riguarda l’imprenditore Roberto Recordare – che sarebbe al centro di un immenso giro di denaro proveniente da traffici illeciti, addirittura 500 miliardi di euro, una somma che vale l’intero Pil di un paese come la Svezia ovvero che è più di tre volte quello che è il fatturato annuo stimato dell’intera criminalità organizzata italiana – non c’è però proprio nulla da dire. Recordare è un imprenditore privato, la sua iscrizione nel libro degli indagati apre un’inchiesta della quale è doveroso attendere le conclusioni prima di ogni pertinente commento. Quanto al consigliere regionale Antonio Billari, subentrato in settembre al dimissionario Pippo Callipo e che si è da poco dotato di una struttura al pari degli altri suoi colleghi, va subito detto che si è avvalso di una facoltà concessa dai regolamenti e non ha, pertanto, commesso alcunché di illecito. Billari, tuttavia, è un uomo pubblico e le sue scelte, anche quando non sono passibili di sanzioni, sono, anzi devono, essere politicamente vagliate. E il nostro giudizio politico è senza perifrasi pessimo. Non che – designando in struttura, come scrive Il Dispaccio dello scorso 2 dicembre (https://ildispaccio.it/dossier/260136-un-amico-a-palazzo-campanella-a-consiglio-regionale-chiuso-billari-nomina-in-struttura-la-cognata-del-suo-dante-causa-nino-de-gaetano), la cognata dell’ex assessore regionale Nino De Gaetano – il giovane Billari ci abbia svelato alcunché di nuovo. I suoi rapporti con De Gaetano e quelli con Santo Gioffrè e quelli fra quest’ultimo e lo stesso De Gaetano sono arcinoti. Non solo non hanno scoraggiato i suoi oltre seimila elettori ma sono la base stessa della sua affermazione, com’è fin troppo ovvio. Neppure una novità sono le molte migliaia di euro che la regione più povera d’Italia spende per dotare di strutture i suoi onorevoli deputati e nonostante questo incapaci da legislature di mettere a segno anche il più modesto risultato sui temi principali dell’agenda regionale, sanità e ambiente in primo luogo. Billari è andato oltre e ha probabilmente anche innovato. Nella semiparalisi che caratterizza la Regione a poco più di due mesi dalla consultazione elettorale che rinnoverà il Consiglio, la sua scelta è politicamente ingiustificabile ma ha, tuttavia, un pregio: mostrarci senza ambiguità lo spreco che si fa del pubblico denaro nell’ente più inutile d’Italia, la Regione Calabria.
Che vi siano omissioni, paure, inerzie della società civile rispetto alla vicenda che vede coinvolto Recordare, che non è stato arrestato, né incriminato, non ci sono dubbi. Basta ascoltare le risposte date da alcuni cittadini alle domande di Agostino Pantano, giornalista della Cnews24. L’inchiesta che lo riguarda è delicatissima e se l’ipotesi degli investigatori si rivelerà fondata ci troviamo in presenza di un colletto bianco al servizio della ‘ndragheta. Non è la prima volta che la “buona” borghesia si genuflette di fronte alla mafia per avidità e sete di denaro. Per quanto riguarda il “compagno” Billari, anche se non vi è nulla di illegale, ci troviamo davanti a un classico caso di clientelismo politico, basato sul rapporto patrono-cliente: il primo garantisce al secondo una sorta di “protezione”, il secondo ricambia con fedeltà e sostegno, in questo caso trovando un posto di lavoro alla cognata del suo patrono. Non mi meraviglio, quindi, che di fronte ad azioni del genere più del 50% dei calabresi non partecipa alle elezioni regionali.