Giuseppe Ippolito Armino nasce a Palmi il 5 novembre 1954. Studente del Liceo “Nicola Pizi”, consegue la Maturità Classica nel luglio del 1972. Si laurea in Ingegneria Nucleare al Politecnico di Torino nel luglio del 1978 con una tesi sul controllo del ciclo delle turbine mediante microprocessore, avviata nel settembre 1977 nei laboratori del Centro Ricerche FIAT di Orbassano.
- Controllo di una turbina a bassa temperatura mediante microcalcolatore – L’Elettrotecnica vol. LXVI n.3 mar 1979
Allievo ufficiale dell’Accademia Navale di Livorno dal settembre al dicembre 1978, dal gennaio 1979 al marzo 1980, con il grado di Guardiamarina, insegna Navigazione agli allievi della Scuola Militare Telecomunicazioni di Chiavari.
Dall’aprile del 1980 è ricercatore per la Ing. C. Olivetti & C. di Ivrea, prende parte ai gruppi di lavoro per la realizzazione della Nuova Linea Sistemi della principale azienda italiana di informatica e progetta, in particolare, un governo intelligente per il controllo delle periferiche esterne a computer.
- Struttura di un processore di canale per un sistema minicomputer general purpose – Atti del Congresso AICA ’81 vol. II
- The architecture of a microprocessor based channel processor – ISMM Symposium MIMI – Davos ’82
Partecipa alle prime sperimentazioni sul riconoscimento automatico della voce e del parlato curando, in particolare, la trascrizione in fonemi del dizionario Zanichelli della lingua italiana. Negli stessi anni mantiene una collaborazione informale con il Dipartimento di Scienze dell’Informazione dell’Università degli Studi di Torino nell’ambito delle ricerche sull’Intelligenza Artificiale, la Logica “fuzzy” ed i Sistemi Esperti.
- Automatic learning of fuzzy production rules for stop sounds in continuous speech – SPIE Appications of Artificial Intelligence – Washington ’84
- Scheduling of rule activation in expert systems based on fuzzy entropy – 6th International Congress of Cybernetics and Systems – Paris ’84
- Use of fuzzy attributed grammars in pattern recognition – 1st International Conference on Fuzzy Information Processing – Kauai ’84
- Analysis of an evidence combination method for hierarchical classification problem – International Meeting on the Mathematics of the Fuzzy Systems – Napoli ’84
- An expert system for pattern recognition – 5e Journ. Int. Systemes Experts e leurs Applications –Avignon ’85
Ottiene l’abilitazione all’esercizio della professione di ingegnere nell’ottobre del 1981 e nel 1986 è membro dell’americana IEEE (Institute of Electrical and Electronic Engineers).
Nel dicembre del 1983 è responsabile dei sistemi dipartimentali dell’Istituto Bancario Sanpaolo di Torino. Nel 1988 è capo dell’informatica individuale e dei sistemi informativi decentrati di sede centrale e di filiale della banca.
- Software portability in Unix environment – 10e Semaine Int. de l’Informatique dans l’Assurance – Paris ’86
Dall’ottobre 1991 al luglio 1993 frequenta i corsi del primo biennio della facoltà di Economia dell’Università degli Studi di Torino, superando i relativi esami.
Nel marzo del 1995 è responsabile dei modelli informativi gestionali per l’alta direzione. Realizza il primo modello per il dimensionamento ottimale degli organici di filiale, basato su un’originale metodo di analisi della produttività delle agenzie bancarie.
Nel marzo del 1996 è a capo della Pianificazione e del Controllo dei Costi della prima banca italiana, con spese amministrative pari a circa 2 miliardi di euro. È autore di un modello di analisi e di rendicontazione dei costi aziendali basato sulla metodologia Active Based Costing che presenta alla Scuola di Amministrazione Aziendale dell’Università di Torino e alla Scuola di Direzione Aziendale dell’Università Bocconi di Milano.
Nel marzo del 2002 è responsabile del personale, dell’organizzazione, del controllo di gestione e del contenzioso legale dei dipartimenti ausiliari della banca, un’area aziendale con oltre novecento dipendenti. Partecipa ai progetti di fusione delle Casse di Risparmio del Nord Est e del Banco di Napoli in SanPaolo IMI. Nel 2007 è a capo della mobilità aziendale, dell’organizzazione della sicurezza e della security compliance delle consociate estere della banca.
Nel marzo del 2009, a due anni dalla sopravvenuta fusione con Banca Intesa, lascia l’istituto di credito.
Nel 2009 realizza con un amico il sito web Lo Sbavaglio e nello stesso anno partecipa alla fondazione del Circolo di Rivoli di Sinistra Ecologia Libertà di cui diventa segretario. Nel giugno del 2012 se ne allontana in dissenso con la linea e la gestione del partito a livello nazionale e in Piemonte, dove è per un breve periodo membro della segreteria torinese. Nel 2011, insieme ad alcuni amici, fonda a Palmi un’associazione politica e culturale che porta il nome di Antonio Armino, uno dei massimi esponenti dell’azionismo meridionale e tra i padri della rinascita del sindacato nel dopoguerra.
Nell’agosto del 2013 il Circolo Armino, di cui è coordinatore, inizia la pubblicazione mensile di Azione Popolare, divenuta poi Azione Metropolitana, registrata presso il tribunale di Palmi.
Nel settembre del 2014 è socio del Laboratorio Politico – Patto Civico ed entra a far parte del Consiglio Direttivo dell’associazione La Scintilla, costituiti a Reggio Calabria per promuovere il dibattito intorno alla costituenda città metropolitana.
Dal maggio del 2016 è membro del Comitato Direttivo dell’Istituto Ugo Arcuri per la storia dell’antifascismo e dell’Italia contemporanea in provincia di Reggio Calabria che fa parte della rete nazionale degli istituti per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea (INSMLI). Dal 2021 è direttore della rivista Sud Contemporaneo.
Principali pubblicazioni
Il fantastico regno delle Due Sicilie – Breve catalogo delle imposture neoborboniche – Laterza – Roma-Bari 2021 Il regno delle Due Sicilie era una specie di paradiso in terra: ben amministrato da un governo illuminato come quello napoletano, aveva raggiunto risultati straordinari che lo ponevano all’avanguardia in Europa. Ma proprio questo benessere aveva acceso la cupidigia del Nord che con la forza delle armi se n’è impadronito, distruggendone l’industria, occupando militarmente i territori e sterminando i ‘briganti’, in realtà eroici resistenti all’oppressione. Questo è il racconto del Risorgimento che emerge nella pubblicistica e nella propaganda neoborbonica: una straordinaria collezione di falsi che trovano però sempre maggiore credito nell’opinione pubblica, soprattutto in quella meridionale. Vere e proprie fake news che hanno un’eccezionale capacità di presa perché forniscono una spiegazione semplice a problemi complessi. Mentre una crescente e inafferrabile distanza separa sempre più il Mezzogiorno dal resto d’Italia, si preferisce ‘inventare’ un nemico esterno, cattivo quanto basta, per addebitargli tutto ciò che siamo e non vorremmo essere.
Antonio Armino in Resistenza Resistoria – Edizioni Scientifiche Italiane – Napoli 2020 Una breve biografia di Antonio Armino, dirigente del Partito d’Azione, sindacalista, protagonista a Napoli anche negli anni immediatamente successivi all’armistizio dell’8 settembre e dopo la liberazione.
(con Tonino Perna) Ritorno al futuro. Manifesto per l’Unità d’Italia – Castelvecchi Editore – Roma 2020 I “sovranisti” non fanno gli interessi dei loro paesi, di fatto li consegnano nelle mani delle grandi potenze e delle imprese multinazionali. Non è un paradosso, il “sovranista” porta il suo paese alla subalternità, alla dipendenza e a nuove forme di colonizzazione passiva». Nel mondo del XXI secolo la democrazia parlamentare è entrata in crisi, gli Stati-nazione vengono schiacciati dal peso del debito pubblico e dal ricatto di finanza e imprese multinazionali, la Lunga Stagnazione si sta trasformando in recessione mentre l’“Impero cinese” avanza e l’Europa si ritrae. In questo quadro anche l’Italia, la sua unità nazionale, rischiano di venire travolte sotto la spinta della secessione delle regioni più ricche. Non possiamo e non dobbiamo però tornare alla frantumazione del nostro Paese, che finirebbe facile preda di potenze straniere, così come accadrebbe all’Unione Europea che si disgregasse. Dobbiamo ricostruire e rilanciare un’identità nazionale di cui essere orgogliosi, senza scadere nei nazionalismi e nel razzismo di ritorno. Solo restando uniti potremo riconquistare dignità e un ruolo internazionale.
Storia della Calabria partigiana – Luigi Pellegrini Editore – Cosenza 2019 Solo in anni piuttosto recenti è stato definitivamente riconosciuto il contributo del Mezzogiorno nella guerra di Liberazione che oppose i partigiani della causa italiana alla tirannia fascista e nazista. Dura, invece, a morire l’opinione che vorrebbe ridurre i partigiani meridionali a soldati intrappolati a nord dopo l’armistizio, l’8 settembre del 1943. Il racconto degli antifascisti della prima ora, dei militari che vollero restare fedeli al loro giuramento, dei lavoratori emigrati e pronti a intervenire in armi contro i tedeschi supera anche quest’ultimo pregiudizio. Le singole vicende dei calabresi si fondono, nel quadro più generale della storia della Resistenza, in un racconto nuovo, nient’affatto retorico, nient’affatto scontato.
L’utopia precaria: il ’68 dei Calabresi in (a cura di) Capobianco L., Rovinello M., Leggere il tempo negli spazi – Il ’68 cinquanta anni dopo visto da Sud – Edizioni Scientifiche Italiane – Napoli 2019 Una ricostruzione del ’68 calabrese che trae essenzialmente origine da interviste a esponenti e militanti del movimento studentesco del tempo, nell’ambito del progetto di raccolta delle fonti orali promosso dall’Istituto Ferruccio Parri nel cinquantesimo anniversario del ’68.
5 Ragioni per stare alla larga da Pino Aprile – Luigi Pellegrini Editore – Cosenza 2019 A lungo snobbato dagli storici, l’ex direttore di uno dei più diffusi rotocalchi italiani, Pino Aprile, ha potuto ricostruire la storia d’Italia senza doversi misurare con la faticosa analisi di fonti e di documenti. Il racconto di Aprile è un misto di mezze verità e di complete omissioni, che serve solo ad alimentare un pericoloso sentimento di revanscismo reazionario nei confronti delle regioni del Nord. Il Mezzogiorno deve, invece, essere capace di affrontare le sfide della modernità con serietà e rigore, senza ricorrere a falsificazioni per affermare il buon diritto delle sue popolazioni a condividere il benessere e la ricchezza raggiunte dal resto del Paese.
Lo sbarco dei Garibaldini in Calabria nel 1860 e la “bella morte” di Paul de Flotte in Sud Contemporaneo Anno XVII n.1/2 settembre 2019 Il racconto del primo sbarco di Garibaldini in Calabria nell’agosto del 1860 e l’epilogo mortale di un nobile rivoluzionario francese.
Quando il Sud divenne arretrato – Edizioni Guida – Napoli 2018 I dati sull’economia e sul reddito dei Meridionali, ridotto ormai a poco più della metà di quello dei più fortunati Italiani del Centro-Nord, continuano a interrogarci sulla natura e le origini del ritardo meridionale. Tornano di attualità spiegazioni semplici come quelle fondate sulla presunta evidenza di un quoziente intellettivo medio dei Meridionali che sarebbe più basso di quello degli Italiani del Nord, ma la tesi più radicata e diffusa rinvia all’età comunale quando al Centro-Nord si sarebbero sviluppate tradizioni civiche, mai più smarrite nei dieci secoli di storia successiva. Anche ammettendo che eventi storici così remoti possano continuare ad esercitare tanta influenza sull’oggi, non si può nascondere che il Piemonte, che si è posto alla testa del moto risorgimentale e che è senza dubbio una delle più progredite regioni italiane, non era stato che marginalmente interessato dalla rivoluzione comunale. L’instaurarsi della signoria sabauda, proprio come l’affermazione dei Normanni a Sud, aveva impedito quegli sviluppi che parallelamente si avevano in molti comuni del Centro-Nord. Interrogarsi sui ritardi meridionali vuol dire, allora, interrogare la storia dei due maggiori stati pre-unitari, il regno delle Due Sicilie e il regno di Sardegna. L’analisi del parallelo sviluppo istituzionale, economico e civile, in Piemonte e nel Mezzogiorno, consente di comprendere, senza facili scorciatoie e semplificazioni, la genesi dell’arretratezza di una parte significativa d’Italia.
La Resistenza e la CGL rossa in Sud Contemporaneo Anno XVI n.1/2 dicembre 2017 La rifondazione a Napoli nel 1943 della Camera Generale del Lavoro (CGL) che darà vita, non senza traumi, all’odierna CGIL
Brigantaggio politico nelle Due Sicilie – Condizioni socio-economiche del regno di Napoli e storia dei movimenti reazionari contro l’unità italiana – Edizioni Città del Sole – Reggio Calabria 2015 Appena quattro generazioni fa, quella dei nonni dei nostri nonni, il regno delle Due Sicilie era di gran lunga lo stato più esteso e più popoloso della penisola. In appena due mesi, dallo sbarco di Garibaldi a Melito il 20 agosto del 1860 al plebiscito del 21 ottobre dello stesso anno, concluse la sua storia con l’annessione al regno Sardo. Abbandonata Napoli, i Borbone non considerarono affatto perso il Regno. Fallita l’opzione militare, gli sforzi si concentrarono nel tentativo di sollevare le popolazioni, ritenute in gran parte lealiste. La prima occasione, anche simbolica, venne il 21 ottobre del 1860 col plebiscito voluto da Cavour per annettere al Piemonte le nuove province meridionali. La trama della reazione fu assai articolata e si svolse quasi per intero nella periferia dell’ex Regno, la Calabria. Pesò anche un precedente ch’era stato fortunato per le forze reazionarie; dalla Calabria era partita la campagna del cardinale Ruffo che nel 1799 aveva riconquistato il Regno ai Borbone. Esaurito con esito negativo anche quest’ultimo tentativo, si chiuderà definitivamente la pagina del cosiddetto “brigantaggio politico” e si aprirà quella nuova della rivolta contadina che produrrà la lunga e sanguinosa stagione del brigantaggio senz’aggettivi. La fulminea scomparsa di quello che era anche il più antico fra gli stati pre-unitari resta un campo d’indagine storica non ancora sufficientemente esplorato; forse anche per questo, sulle vicende che nel Mezzogiorno accompagnarono l’unità nazionale si sono avute, con riesplosa violenza nel corso degli ultimi anni, due inconciliabili tendenze interpretative, l’una tesa ad esaltare la nascita e la formazione della nazione italiana, l’altra nostalgica di un regno borbonico ricco e felice ma conquistato e sottomesso dai Piemontesi. Un’originale analisi comparata delle economie e delle condizioni sociali dei principali stati pre-unitari rivela più d’una sorpresa e può aiutarci a capire perché, a distanza di oltre un secolo e mezzo, le due Italie continuino a mostrare di essere ancora separate da reciproca incomprensione.
Azionismo e sindacato, vita di Antonio Armino – Rubbettino Editore – Soveria Mannelli 2012. Con l’arrivo degli Alleati e la fuga del re, prima a Brindisi poi a Salerno, Napoli tornò ad essere una capitale. Qui confluivano gli esuli politici da ogni parte del mondo e si apriva una nuova stagione di libertà in un clima generale di entusiasmo e di partecipazione popolare. Le formazioni clandestine di Giustizia e Libertà, che avevano avuto negli anni bui della dittatura un ruolo preminente nell’opposizione al fascismo, davano vita al Partito d’Azione, del quale Armino fu tra i fondatori e il massimo esponente calabrese. Anche i lavoratori tornavano ad associarsi liberamente nei sindacati che il fascismo aveva, di fatto, aboliti con il patto di palazzo Vidoni tra la Confindustria e la Confederazione Fascista delle Corporazioni nel 1925. All’opera di Armino e di un pugno di altri valorosi combattenti si deve la rifondazione della Camera Generale del Lavoro (CGL) che darà vita, non senza traumi, all’odierna CGIL. Nel marzo del ’44 sbarcava a Napoli anche il leader dei comunisti italiani, Palmiro Togliatti, che annunciava una clamorosa svolta nei rapporti tra il suo partito e il governo del maresciallo Badoglio, suscitando una vivace polemica tra le forze politiche rappresentate nel CLN (Comitato di Liberazione Nazionale), in particolare tra quelle della sinistra e il Partito d’Azione. Armino partecipò da protagonista al dibattito che, nei lunghi mesi del cosiddetto Regno del Sud, si svolse tra le forze politiche su questioni cruciali come quelle del rapporto tra i partiti della sinistra e tra questi ultimi e il sindacato. L’esito di questo dibattito sarà tutt’altro che ininfluente per gli equilibri politici e sindacali che si stabiliranno nell’Italia infine liberata, anche al Nord, dall’aggressione nazista.