Malapolitica e corruzione: i mali che stanno distruggendo l’Italia

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Ahi serva Italia, di dolore ostello, nave senza nocchiere in gran tempesta … (Dante Alighieri – Purgatorio, Canto VI)

di Rocco Garipoli

L’Italia è un paese fondato sulle lobby, il corporativismo, le cordate, i clan, le famiglie, il disastro burocratico, l’inefficienza tecnologica, il dissesto idrogeologico, l’obsolescenza delle infrastrutture,  la criminalità organizzata, la truffa politica, il disattendere la parola data, l’uso privato del bene pubblico, la mortificazione delle potenzialità delle forze dell’ordine, l’evasione fiscale, il banditismo in ogni settore pubblico e privato, il ricatto, l’estorsione, il pettegolezzo, la distruzione della scuola pubblica in ogni sua forma, la sottovalutazione e l’abbandono dei beni culturali, l’ingessatura del mondo del lavoro, il precariato straccione, un cattolicesimo reazionario che lungimirante inizia a dare segni di cambiamento, l’inganno nei confronti degli immigrati, un sindacato ottocentesco, dei Partiti (sinistra e destra) impresentabili, vecchi, logori, sfiancati, contenitori del nulla, un nepotismo sfrenato in ogni settore pubblico e privato, e si potrebbe continuare per pagine e pagine.

Ormai è luogo comune l’idea che la POLITICA generi automaticamente malaffare, clientelismo, rendita di posizione, carrierismo, opportunismo, tornaconto, da qui il detto popolare: dove c’è potere c’è corruzione.

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Una domanda sorge spontanea: La nostra Città è esente da tali guasti ?

Nel recente passato, e non solo, si è potuto assistere al susseguirsi di episodi di arrogante sfacciataggine e spregiudicatezza politica da parte di alcuni personaggi i quali, dimostrando di avere a cuore solo ed esclusivamente il proprio tornaconto personale o del gruppo di appartenenza, si sono semplicemente distinti per aver spesso intrallazzato giocando sulla diffusa impunibilità, per aver ottenuto od elargito incarichi spesso discutibili o nomine perlomeno opinabili od altri tipi di agevolazioni, per sé o per i loro congiunti, in totale dispregio delle norme e del bonum comune.

Il perpetuarsi di questo modus operandi ha comportato l’allontanamento dalla cosa pubblica dei cittadini onesti i quali, non inclini al compromesso, fermi nei loro principi etici e lungi dal voler avallare né tantomeno condividere improbabili scelte, hanno preferito dare spazio all’indifferenza e si sono nel tempo rassegnati abbandonando la Politica nelle mani di politicanti dalla moralità e dalle capacità pressoché nulle.

Tutto ciò dovrebbe servire da monito ed insegnamento per le future, speriamo prossime, elezioni amministrative e, pertanto, è d’uopo rivolgere a tutti coloro che, per non dire diversamente, sanno bene di essere stati in un modo o nell’altro oggetto di attenzione da parte della comunità, un semplice suggerimento: avete ripetutamente fallito … FATEVI DA PARTE per far si che le idee positive primeggino sul malcostume e che in rappresentanza della cittadinanza a Palazzo San Nicola siedano le forze migliori che la comunità sarà capace di esprimere con il suo voto, uomini capaci e di valore, che hanno in mente un’idea-progetto per la città e di ciò che per essa è necessario realizzare e non, viceversa, quelli che si abbeverano da sempre alla macchina del potere.

Quando si disattendono quotidianamente le regole della democrazia e quando questo avviene per opera di chi, dopo aver fatto politica per una vita, si rifiuta di applicare le più elementari regole che stanno alla base di ogni confronto e che gli impongono di collocarsi al di sopra delle parti, così scadendo nella politica dei piccoli passi, delle piccole concessioni clientelari, della difesa dello status quo, della lottizzazione zoppa, in spregio perfino al manuale “Cencelli” di democristiana memoria, ci domandiamo con quale spirito si possa tornare a chiedere consensi agli stessi elettori che hanno visto ripagata la loro fiducia con il perpetuarsi della vecchia politica mestierante basata su false promesse intrise di demagogia ??? !!!

Siamo in presenza di una politica, fatta salva l’onestà intellettuale di chi la possiede, che non sa scrollarsi di dosso le vecchie logiche affaristiche, lobbistiche e monopolizzanti e con esse i personaggi che da sempre le rappresentano.

Siamo in presenza di una politica che irride alle possibilità di crescita culturale della nostra comunità ed alle occasioni che in tal senso si presentano senza curarsi né di promuovere corsi di formazione né di istituire scuole che consentano il realizzarsi in loco di nuove figure professionali nel campo del tanto decantato turismo e dei beni culturali, ambiti nei quali non si riesce ad andare oltre le semplici enunciazioni.

Siamo in presenza di una politica pervasa da una risibile convinzione, quella di vivere in una realtà paradisiaca dove tutto o quasi funziona, dove le piaghe che affliggono altri contesti sociali non esistono.

Chi ha mai sentito trattare scottanti temi quali: micro-criminalità, eco-mafie, tossicodipendenze, disagi giovanili, disoccupazione, emigrazione intellettuale, povertà diffusa, usura, sfruttamento e nuove schiavitù ???

D’altra parte, perché parlarne ? Perché discutere di problemi che secondo una classe dirigente ottusa non ci toccano, ritenendoli a torto tanto lontani dalla nostra attuale realtà ?

E dell’ambiente, della legalità e dei nostri figli senza domani quando se ne parlerà ???

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Per aprire la discussione su questi argomenti, la Palmi degli intellettuali e degli onesti dovrebbe riappropriarsi delle proprie prerogative e, nonostante la zavorra dell’illegalità e del pressapochismo incombente, compiere uno sforzo affinché la ricchezza non continui ad evaporare in zone grigie e non vengano a mancare le risorse economiche e culturali per risolvere, o quantomeno migliorare, le problematiche che ci attanagliano.

Deve, quindi, farsi strada il messaggio culturale che il voto deve essere solo ed esclusivamente di “opinione” basato sulla credibilità di chi si propone, sulle idee e su programmi destinati ad essere prontamente realizzati.

Il rapporto diretto tra eletti ed elettori deve sussistere solo all’atto della ricerca personale del consenso; successivamente, chi sarà chiamato ad amministrare dovrà operare solo nell’interesse della collettività che dovrà essere chiamata e coinvolta nelle scelte strategiche e programmatiche

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La partecipazione e la condivisione delle scelte dovranno caratterizzare l’agire di una buona amministrazione che non mancherà di adoperarsi, in osservanza delle norme dello Statuto Comunale e nel rispetto dei Regolamenti e delle Leggi vigenti, a privilegiare il ruolo delle Consulte e dei Comitati di Quartiere, a promuovere il bilancio partecipato ed il controllo di gestione, ad utilizzare l’istituto dei sondaggi e dei referendum propedeuticamente ad ogni scelta di particolare importanza per la comunità, ad abbattere i costi della politica diminuendo sensibilmente od annullando i gettoni di presenza e le prebende elargite a vario titolo a Sindaco, Assessori, Presidenti e Componenti dei Consigli di Amministrazione delle partecipate, ad introdurre forme di premialità nei confronti dei cittadini virtuosi, trasformando per esempio i tributi in tariffe (vedi raccolta differenziata).

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Inoltre, per far si che in breve il Comune stesso diventi virtuoso non va tralasciato nell’ambito del controllo di gestione un sostanziale ed innovativo riordino degli uffici comunali che comprenda il giusto richiamo del personale ai compiti d’Istituto, da identificarsi una volta per tutte, e faccia riferimento alla reale produttività dei singoli prima dell’assegnazione di nuovi carichi di lavoro ed ancor prima dell’elargizione di eventuali riconoscimenti economici, effettuando continue verifiche di trasparenza e controlli di legalità ed in caso di inadempienze colpevoli non indugiare a fare ricorso a provvedimenti disciplinari e sanzioni.

La POLITICA e le ISTITUZIONI devono riconquistare il loro ruolo e guidati da un sussulto di orgoglio e di ritrovata dignità, coadiuvati da un ritrovato interesse da parte dei CITTADINI, devono promuovere un’incisiva azione etico-culturale e metabolizzare l’autorevolezza dell’esempio, assicurando al Paese una guida trasparente, sul piano economico e morale, in grado di puntare all’eccellenza e ad agganciare il progetto di modernizzazione che attraversa l’Europa.

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Non va infine trascurato nella azione di governo del territorio il rispetto del paesaggio, il consumo zero di suolo, la pratica del decoro urbano, la salvaguardia del diritto alla salute e alla quiete che non possono essere mortificati da altri diritti in quanto prerogative prioritarie, il tutto finalizzato a raggiungere il benessere della cittadinanza nella sua più pura accezione ontologica.

E’ necessaria, quindi, un’Amministrazione che si metta dalla parte dei cittadini e che, con gli stessi, stabilisca una relazione bidirezionale perché è consapevole che nessuno meglio di loro può valutare servizi e progetti, segnalare eventuali criticità, manifestare esigenze e bisogni e fare proposte per soddisfarli.

Ma ancora di più, è auspicabile un’Amministrazione che scelga di improntare tutti i suoi processi, anche quelli interni, sui principi della condivisione e della collaborazione, che si proponga di sfruttare l’intelligenza collettiva coinvolgendo le risorse a sua disposizione allo scopo di migliorare l’efficienza dei servizi offerti e che si adoperi a fare tutto ciò sfruttando le opportunità offerte dalle nuove tecnologie e dagli strumenti informatici mettendoli al servizio di un nuovo approccio nei rapporti con il cittadino.

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Ogni idea, anche la più avanzata ed innovativa ed ogni proposito di buona amministrazione potrà attecchire e funzionare solo se tutte le persone e le figure istituzionali coinvolte, nello specifico, politici con nuovi orizzonti, dipendenti pubblici e dirigenti altamente professionali e motivati, cittadini entusiasti, imprese qualificate, avranno fiducia nel cambiamento e metteranno in pratica la nuova progettualità offrendo la massima collaborazione.

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Infine, per concludere, è opportuno ricordare che l’amministrare con equilibrio, competenza e lungimiranza, rispettando norme, principi e le regole della politica, nonché, le altrui opinioni, anteponendo le esigenze della collettività agli interessi particolari, non è un orpello bensì l’indice di uno spessore umano, intellettivo e culturale che a volte fa passare alla storia ma molto più spesso contribuisce semplicemente a costruire il consenso e riconciliare con la politica la moltitudine dei cittadini che invece la ritengono una pratica oltremodo faziosa, affaristica e tornacontista.

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Palmi, lì 24.09.2015

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