La burocrazia è il male del nuovo millennio.

burocraziaSe, inizialmente, la strutturazione degli organi dello stato, degli enti pubblici ( la P.A. in generale) è stata una necessità per razionalizzare ed indirizzare l’iter amministrativo al fine di rendere un servizio non anarcoide o dispersivo ai cittadini, oggi non è più così.

Agli occhi del cittadino, ogni percorso amministrativo, ogni procedura necessaria per ottenere un proprio diritto, anche il più banale come la richiesta di una certificazione, diventa un percorso ad ostacoli.

Il riassunto, non immotivato, è che la burocrazia, oggi, è sintomo di cattiva organizzazione, di inefficienza, di arroganza ignorante, senza alcun rispetto per i cittadini e i loro diritti.

<< La burocrazia è un gigantesco meccanismo azionato da pigmei.>> Così si esprimeva Honorè De Balzac.

Ma , la cosa più grave, è che la burocrazia non è solo un fatto di procedure tortuose, ingessate e spesso inutili, ma è principalmente una mentalità. Una mentalità i cui capisaldi sono la rinuncia ad usare il buon senso e la totale incapacità di percepire il ridicolo.

La vera metastasi che blocca lo sviluppo in Italia, il cancro pernicioso e silente che succhia le energie vitali del nostro Paese è la burocrazia, anche se sarebbe, ancora meglio, passare dal generico ed astratto nome di “ categoria” ai singoli : I Burocrati :Uomini e donne degli uffici (dal francese bureau, ufficio), agli addetti, con nome e cognome, che esercitano il potere appunto degli uffici (di infimo, basso, medio, mediocre, alto, altissimo, supremo livello). Sono personaggi di potere, interpreti e strumento di regole e procedimenti che solo loro conoscono e manovrano, facendone leva vessatoria, e incentivo alla corruzione, per qualunque cittadino costretto a sottostare alle forche caudine dei bizantinismi normativi.

Il potere, quello vero, quello grigio che sovraintende ogni decisione, che condiziona scelte politiche, sociali, civili è quello dei burocrati.I burocrati decidono i modi, i tempi e i costi della nostra vita nel quotidiano.Essi rallentano o velocizzano, impastoiano, imboscano, insabbiano, negano o concedono, spesso, con discrezionalità sacrale.

Quanto influenza la politica questo modello?

Purtroppo in Italia si addita sempre la politica come la responsabile di tutti i mali, ma se guardiamo gli ultimi cent’anni di storia italiana, il problema non è la politicizzazione della burocrazia, ma la burocratizzazione della politica. I francesi dicono “i ministri passano i funzionari restano”.

L’orizzonte elettorale dei politici è troppo limitato temporalmente, perciò l’identificazione di un problema può essere fatta da un politico, ma la decisione, valutazione e messa in opera, cioè tutta la fase dell’implementazione, sfugge al politico ed è tutta in mano agli apparati amministrativi.

Ed ecco che, se il progetto politico “interessa” i burocrati, se non lede loro interessi o meglio li favorisce ( come casta, come singoli) , allora va avanti, spedito e libero da lacci e lacciuoli; se, invece, può limitare il loro potere, ledere i loro privilegi, allora è un’altra storia.

Molti politici illustri, di vari schieramenti, hanno individuato il male ed hanno tentato di riformare l’apparato burocratico; alcuni, considerata impari la lotta, hanno scelto di allearsi e galleggiare, altri, con più carattere ma meno opportunismo, sono stati schiacciati e bruciati.

Lo stesso vale per le amministrazioni delle piccole comunità, sono sempre i funzionari ( i Burocrati) che determinano la “resa”, in termini di valore, di una maggioranza, di un Sindaco, di una amministrazione politica.

Cosa fare ? Non posso offrire soluzioni indolori e a buon mercato, certo è che … la “storia” dei cittadini…resta la stessa.

Palmi 1/7/2014 – Erik Gioffrè

3 commenti Aggiungi il tuo

  1. pinoipp ha detto:

    Un tema decisivo questo affrontato da Erik.
    Il legislatore, da Bassanini a Brunetta, si è occupato di trovare un punto di equilibrio tra le responsabilità da assegnare alla mutevole direzione politica e quelle più stabilmente affidate alla direzione amministrativa dell’ente pubblico. Un equilibrio difficile ma non impossibile, che necessita di almeno due fattori abilitanti: la competenza del funzionario pubblico, l’autorevolezza dell’eletto. In particolare quest’ultima, più pregnante caratteristica, deve sommare alla competenza, l’onestà, la capacità di dialogo. In questa cornice, se condivisa, apparirà più chiara la deriva della burocrazia come tutti noi giornalmente purtroppo misuriamo.

  2. FB ha detto:

    Per molti, e non a torto, è l’argomento centrale della questione italiana. E’ il problema intorno al quale tutti i politici, alla fin fine, rischiano di girarci intorno. Giusto ieri è comparso un articolo giornalistico che riportava alcune cifre impietose (e spaventose): il noto giurista Sabino Cassese calcolò circa 150.000 leggi a fronte le circa 10.000 di Francia e Germania, altri dati riguardano i tempi e gli adempimenti spropositati di pratiche amministrative per aperture di attività commerciali e altro. Il tema, sotto angolazioni diverse, è stato qui trattatto nel risvolto di sudditanza che si crea tra i cittadini e le istituzioni e risulta paradossale come l’Italia appaia sempre più bisognosa di nuove regole.

  3. FB ha detto:

    In questi ultimi giorni è spuntato fuori il problema dei c.d. decreti attuativi, vale a dire delle misure burocratiche che devono tradurre in pratica leggi e regolamenti maturati nell’ambito dei tre ultimi governi. L’argomento, ovviamente, si è presentato in forma di inghippo, poichè riguarda le criticità esposte nel tema.
    Finora purtroppo non è balzata fuori alcuna idea significativa su come guarire la piaga, e mi sembra tutto un pò rimesso al principio di “sveltismo” del governo Renzi. Se penso però a come si intende affrontare il problema della giustizia, mi assale lo sconforto forse perchè, come te, ci opero e ho una certa percezione dei problemi. Anche per questo mi viene spontaneo comprendere chi sostiene, sia pure con una certa demagogia, che dei problemi dovrebbero occuparsene coloro che li vivono “dal basso” (lavoratori, massaie, impiegati, operatori in genere, ecc.). Intanto va detta una cosa a chiare lettere: nel settore giustizia la misura più evidente a scopo deflattivo è rappresentata dal continuo aumento delle tasse di accesso ai tribunali, che tendono sempre più ad escludere i ceti meno abbienti da questo servizio, nonchè da una raffica di nuove riforme che non agguantano mai il problema. A mio parere l’esempio offerto dal settore giustizia rispecchia l’esigenza di “risolvere” allo stesso modo i problemi di ogni ambito amministrativo e istituzionale: prendiamo il Senato, si faccia una riforma demenziale purchè alla svelta.

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