Gas e democrazia esportata

ucrainaLa questione di ordine internazionale relativa alla crisi ucraina è stata la grande assente della campagna per le elezioni europee. Eppure, sarebbe stata l’occasione migliore per discutere sul significato del ruolo dell’Europa negli scenari internazionali, per tentare di sottrarre la posizione dell’U.E. nei rapporti tra Stati Uniti e Russia, al consueto cliché dell’Occidente “esportatore di democrazia”. La tesi che si vuole scontata della naturale collocazione del continente europeo nel campo degli interessi americani e, praticamente, della NATO, ha accelerato di fatto un ritorno alla pericolosa polarizzazione in atto tra est e ovest. Non è un caso, infatti, che per una diversa lettura degli eventi coinvolti nella crisi dell’Ucraina, si debba fare ricorso non già all’informazione corrente, ma al vecchio metodo risalente agli anni settanta, della cosiddetta “controinformazione”. Solo attraverso questo strumento di conoscenza alternativo, che consente almeno in parte di sfuggire a una interpretazione conformista degli avvenimenti, si possono svelare narrazioni e verità diverse da quelle ufficiali. Del tutto marginali e ignorate risultano non poche autorevoli opinioni di osservatori indipendenti su ciò che è accaduto e accade in Ucraina, un allungamento della passata crisi georgiana del 2008, provocata dalle mire espansionistiche della NATO nell’est europeo. Personalità come l’ex cancelliere tedesco Helmut Schmidt, per non dire di Gorbaciov, ultimo presidente U.R.S.S. (“Gli U.S.A. hanno violato gli accordi sui confini della NATO”), ex ambasciatori e storici condannano la politica aggressiva della NATO, auspicandone persino la scomparsa. Intanto, i leader europei, Renzi in testa, incontrano gli esponenti filonazisti del governo ucraino dopo la sanguinosa strage di cittadini russofoni a Odessa, appoggiando acriticamente le sanzioni contro la Russia, con l’effetto immediato di determinare questo Paese agli accordi con la Cina sul gas da un lato, e quello U.E. – Stati Uniti dall’altro. Accordo questo che già fa molto discutere, stabilito per favorire il principale motivo della grave crisi in atto, che non è l’affermazione della democrazia nell’esteuropeo, ma la istituzione di un libero mercato che vede fugare ogni dubbio su una U.E. al servizio degli Stati Uniti. Lungi dal poter essere considerato argomento separato dai temi di interesse europeista, la giusta questione di una posizione libera ed autorevole dell’Unione Europea, si è risolta, nelle trascorse elezioni per il rinnovo della Commissione Europea, in una occasione persa: quella di spiegare che l’Unione Europea e la NATO non sono la stessa cosa.
Palmi 19/ 06/2014 – Franceso Barbaro

4 commenti Aggiungi il tuo

  1. Erik Gioffrè ha detto:

    Condivido in pieno l’analisi di politica estera del Collega Barbaro e, se è possibile, aggiungerei altre considerazioni confermative. Non è chi non veda che tutta l’operazione Ucraina non è altro che un piccolo assaggio, e non tanto velato, di nuova guerra fredda. Da una parte gli USA e la NATO come sua propaggine militare europea , con il condimento di una Europa china agli interessi americani, dall’altra un tentativo Russo di riprendersi politicamente una leadership persa con la caduta del muro di Berlino.
    La solita partita a scacchi dove i morti sono dei semplici pedoni sacrificabili sull’altare degli interessi economici dei due blocchi. L’europa ? L’Europa è solo ” l’utile idiota”, il cuscinetto che spera di raccogliere in terra le briciole lasciate cadere da USA & C. . Siamo, ormai , lontani ( ma come idealisti ci speriamo sempre, utopisticamente) da quegli ideali con i quali pensavamo di rinnovare ed essere rinnovati da un concetto di Europa nuova, innovativa, socialmente corretta. Cosa abbiamo, invece ? Un’Europa, non liberale e popolare sulle idee di De Gasperi e Adenauer, ma terribilmente Keinesiana attaccata al liberismo imperialistico di stile americano aggravato da un conservatorismo burocratico mastodontico del funzionariato di Bruxelles.
    Non siamo messi bene.
    La cura ?
    Alla prossima.
    Erik Gioffrè

  2. FB ha detto:

    Erik grazie per il commento positivo (che sarebbe stato apprezzato anche in caso di dissenso). Purtroppo la situazione in itinere parla di una ripresa su scala planetaria di blocchi anche di antica memoria, come nel caso del Giappone che si riarma contro la Cina. Evidentemente la storia non ha insegnato molto. Se continua così andrà rivista anche un’Europa post seconda guerra mondiale e post Muro, concepita per politiche che non tengano conto di nuovi conflitti.

  3. pinoipp ha detto:

    L’assenza di una politica estera europea, auspicabilmente ispirata ai principi dell’art. 11 della nostra Costituzione, lascia il campo alle politiche di impero, speculari e simmetriche, degli Stati Uniti e della Russia. Non è dalla democrazia americana né dall’oligarchia russa che gli europei, e con loro gli ucraini, troveranno risposte soddisfacenti ai loro interessi geopolitici.

  4. FB ha detto:

    Torno sull’argomento che considero sostanzialmente inesplorato e solo apparentemente a noi distante. Qualche giorno fa si è concluso il contratto di associazione tra U.E. ed Ucraina, che a quanto pare, verrà esteso anche a Moldavia e Georgia. Nella buona sostanza, a dispetto del carattere ufficialmente economico dell’accordo, si tratta di un completamento della politica di accerchiamento della Russia da parte di U.S.A. e N.A.T.O. In altre parole, una condizione pre-bellica nel contesto europeo, considerati soprattutto i forti legami economici ed etnici tra la parte orientale dell’Ucraina e La Russia. Ho letto nei giorni scorsi con grande soddisfazione che la ministra Mogherini non intende sostenere le sanzioni contro la Russia, decise dal pastone U.S.A. – N.A.T.O. – U.E., mossa probabilmente anche da motivazioni di interesse economico intercorrenti tra Italia e Russia. Motivazioni che, se confermate, sarebbero da apprezzare per oculatezza e buon senso, contrariamente alle misure avventate e destabilizzanti messe in atto, cui l’Italia dovrebbe aggregarsi.

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