I minuetti dei politici cui siamo costretti ad assistere, sempre più allibiti, passano come acqua sorgiva in capo alla maggioranza del popolo che sta ai piedi del monte, nella valle dei rassegnati. Nessuna vergogna, men che mai senso di colpa durante il ballo.
Minuetti perchè le piroette sono svolte con grazia e leggerezza, e dunque i delfini poco prima pronti alla pugna, per salvare il proprio capo, decidono ‘con eleganza’ di allontanarsi , creare un ‘nuovo’ partito, tanto nuovo da essere fotocopia di quello da cui, disgustati, si è usciti; o passare da un partito all’altro: destra,centro,sinistra. Non per convinzione (chè “solo gli imbecilli non cambiano mai opinione”) ma con l’obiettivo di non perdere potere, prebende, scranni o strapuntini.
Sulle imposte ora una solenne dichiarazione circa tagli sicuri – un esempio: la casa. Domani il contrario.
Quanto a toccare posizioni personali: diarie,auto blu, pensioni, privilegi di ogni tipo del parlamentare, manco a parlarne. Giusto solo per dimostrare di condividere – e sia pure quale operazione di facciata e di immagine – i sacrifici con il popolo in difficoltà. Neanche questo!
Ci sono poi politici nuovi: ‘giovani’ per gli italiani abituati ai dinosauri della politica (da 85 in su), che partono invece da 40 circa. Tanto nuovi che si scopre subito il loro essere vecchi dentro. Ecco allora che si definisce un vice ministro, della stesso partito di appartenenza, ‘chi’. Già, chi è mai questo Carneade che osa dire la sua, in difformità dal suo segretario?
Democrazia! Parola abusata. Il governo democratico… Che non può certamente preoccuparsi dell’incremento dei suicidi: persone disperate che perdono il lavoro, non avranno la pensione, non avranno nulla; e giovani disoccupati, che non saranno mai… occupati. Si chiama cancellazione del domani. Operata in loro proprio da tali ineffabili personaggi, a fronte della grande cura degli stessi per l’oggi e il domani dei grandi gruppi bancari.
Succede mai qualcosa? Un minimo senso di vergogna, per dire… nella Fornero, quella della ‘riforma’ nonchè della lacrimuccia ipocrita? In Monti, che ora vuole, pretende più spazio, secondo il costume dei politici della prima e seconda Repubblica, e dopo lo sfascio che ha ampiamente contribuito ad alimentare? E gli ultimi arrivati non scelti dal popolo ma al governo ‘per imposizione ‘, quelli del governo Alfano-Letta, ‘di che cosa’ si starebbero occupando?
Taci popolo, sopporta! E non è che l’inizio della tragedia, che non è certamente il cimurro (improbabile) di Dudù, spesso in prima pagina nei giornali patinati del regime…
Palmi 8 gennaio 2014 – Gabriella Idà
Forse il peggior lascito di questa politica, come qui ben descritta, è quello di spegnere ogni speranza e di ingenerare il dubbio sulla sua stessa funzione e utilità. Necessario è, perciò, prodigarsi per restituire valore e dignità ad un’attività umana della quale non possiamo disfarci se non per scivolare nel buio dell’anarchia controllata dai poteri economici e dai più forti.
Molte cose dette sono vere ma, a mio sommesso avviso, bisogna evitare di generalizzare.
Io continuo strenuamente a sperare che non tutti siano così.
Sulla questione Renzi – Fassina vorrei dire che la sgarbata battuta di Renzi nasce anche dal fatto che Fassina ha sempre dimostrato pubblicamente la sua acredine nei confronti del segretario criticandone senza alcun riguardo le dichiarazioni e la linea.
E’ un’abitudine diffusa secondo cui la dialettica interna ai partiti si svolge sui mass media ma il fatto che sia diffusa non significa che sia sempre giusta.
Anch’io sommessamente mi permetto sul punto di aggiungere questo: quel ‘chi’ trascende, a mio avviso, la battuta, i due e le loro divergenze, perchè gli scivoloni non s’addicono ad un ‘capo’ – inteso qui come politico che conduce un partito , proponendosi fra l’altro ‘di rottura’ col passato – e posto che Renzi abbia del capo le virtù. A maggior ragione non s’addicono le sguaiataggini: quelle che, ad esempio, ricordiamo di un ex capo; ed è pure eufemistico definirle così.
Insomma, pretendiamo troppo, visti i tempi.
e, circa il lavoro, quando il politico usa espressioni come Job Act ( la nostra magnifica lingua, no?) sembra prefigurarsi – ahinoi! – maggiore precariato adveniente.