Il paese invisibile

rovaglioso1Ho provato, camminando per le strade, a guardare questo paese come se lo vedessi per la prima volta e, naturalmente, ne sono rimasta affascinata. Villa Mazzini ed i suoi straordinari tramonti, il colore del mare, sant’Elia, la Marinella e tutto quello di cui è possibile godere quotidianamente. Ho pensato che è un posto di cui ci si può innamorare e credo che sia un sentimento ampiamente condiviso. Ma guardando con occhi altri dai miei, ormai assuefatti all’abusivismo, alla spazzatura, alle strade sporche, ho realizzato anche che questo innamoramento superficiale si esaurisce appena si girano gli occhi e si smette l’atteggiamento romantico e contemplativo, dovendo agire un impegno diverso che richiederebbe solo buon senso, attenzione e rispetto per un luogo di “tutti”.

Mi chiedo se sia possibile vivere in un luogo considerandolo ora magico e straordinario ora sporco e derelitto senza la consapevolezza che comunque esso sia lo sfondo alle nostre giornate e ne è parte integrante. Lo “attraversiamo” ora incantati ora indignati, senza mai un vero coinvolgimento, senza una vera partecipazione, senza una vera cura. Eppure quando davvero ci si interessa e ci si prende cura di un posto, (vedi la caletta di Rovaglioso) esso diventa accogliente, ha effetti benefici sul nostro umore, ci aiuta a vivere meglio. Forse sarebbe importante raggiungere questa consapevolezza e trasmetterla ai nostri figli, aiutarli a comprendere che impegnarsi a rendere migliore il proprio paese, sfuggendo alle logiche del proprio interesse, significa avere attenzione per gli altri, uscire da un comodo egoismo, da una cinica indifferenza, ma significa anche stare meglio, sviluppare radici e sano senso di appartenenza ed infine, occuparsi della cosa pubblica, significa fare politica nel senso più alto del termine. Sarebbe bello che i cittadini, le associazioni insieme alle scuole che da tempo si sono aperte al territorio, adottassero un qualunque luogo del paese di cui avere cura, magari ponendo una targa di riconoscimento … ne sarebbe contento anche il Sindaco.

Palmi 25/12/2013 – Graziella Carnevale

8 commenti Aggiungi il tuo

  1. Pinoipp ha detto:

    Senza l’impegno auspicato da Graziella non usciremo dal degrado e dal sottosviluppo. Non ci sarà Europa a salvarci, come non c’è stata Italia, in 150 anni, a farlo.
    Quando cominceremo a pensare ai meravigliosi luoghi nei quali viviamo come alle nostre case, quando progetteremo un futuro per la nostra Città come per i nostri figli, quando ci occuperemo della finanza pubblica come dei nostri conti privati allora tutto il marcio della società e della politica sarà alle spalle.

  2. G.I. ha detto:

    ….e non devono mai mancare lo stupore davanti alla bellezza dei luoghi e le idee – giuste all’azione- circa quanto può muoversi attorno. Nè il denaro nè ‘ l’usura ‘ possono costituirne la base.
    Perchè un giorno, sulla striscia d’aiola d’un corso cittadino, capitò chissà donde una ventata di spore, e ci germinarono dei funghi. Nessuno se ne accorse tranne….
    Ecco : doni ( inconsueti – stante l’assuefazione alle brutture – per tante anime cittadine poco sensibili) da non disperdere; e che, semmai, qualcuno deve finalmente cogliere, come il Marcovaldo nel racconto fantastico di Calvino. E senza andare, come il protagonista, incontro alla delusione.

  3. carmelo garipoli ha detto:

    …….e mi auguro che questi scritti possano stimolare la mente attenta di qualcuno addetto ai lavori.
    Abbiamo la speranza che chi ama veramente la nostra Palmi possa dare un contributo alla crescita…indipendentemente

    1. FB ha detto:

      Con amarezza, si deve prendere atto dei tanti mali e problemi che continuano ad affliggere il nostro “paese” (ahimè, oggi non si indugia neppure a definire Palmi così), che in questo momento fa parte, sempre più a pieno titolo, di un Paese che si sta uniformando verso il basso.
      Corruzione, mafia, abusivismo, povertà, disoccupazione, cattiva gestione della cosa pubblica, ecc. ecc., sono mali generali che fanno dimenticare il vecchio tema della “Questione Meridionale”. Tema peraltro oramai tralasciato dalla cultura nazionale, e, quel che è peggio, da quella europea.
      Purtroppo, l’abbandono della vecchia Questione Meridionale, è come se togliesse la speranza di vedere un Sud continuamente proiettato verso un “aggancio” a un sistema migliore – si intende sotto alcuni importanti profili – , quale fino a un decennio fa ed anche oltre, poteve considerarsi molto più nettamente quello del centro-nord del Paese.
      Rimangono certamente delle differenze molto significative tra le varie aree di questo Paese, ma non al punto da mettere a significativo confronto due sistemi disastrati.

  4. G.I. ha detto:

    Già, oggi omologazione verso il basso ed economia disastrata ovunque. Ieri almeno qualche possibilità di ‘agganciarsi ‘, come ben espresso da F.B.
    Ancor prima – sempre a proposito della “Questione meridionale”, questione antica, e se la storia, come la matematica, non è un’opinione, al contario della storiografia, che è sempre ad usum delphini: i vincitori (che la scrivono) – nel periodo pre-unitario, l’assenza di un divario rilevante sotto l’aspetto socio-economico, tra le due zone geografiche; quando poi (subito dopo il 1861) il Sud industrializzato fu espoliato e impoverito ad opera degli occupanti.
    L’abolizione della protezione doganale delle nostre merci, seguìta all’unificazione, fu buon volano per l’industrializzazione del Nord, a scapito dell’industria meridionale; le risorse finanziarie, a noi sottratte, di più. Ricordiamo che, passati gli anni, il Sud collassò del tutto a causa dell’emorragia migratoria , prima verso l’estero: ultimi decenni dell’800 (partono i bastimenti…); poi verso il Nord. Allora emigrazione di braccia : il contadino trasformato in operaio. Una cultura mandata in malora! Quando quelle braccia-lavoro potevano essere utilizzate qui, terra sicuramente a vocazione agricola e turistica, ove si fosse riconosciuta ai contadini la giusta e sicura mercede o la possibilità di diventare piccola borghesia agraria; ma il patto iniquo tra i grandi proprietari terrieri meridionali e la borghesia industriale del Nord non lo consentirono.
    Sull’oggi politico-economico è preferibile, per non intristirsi del tutto in quest’ultimo scorcio d’anno solare, sorvolare… evitando ogni tentativo o abbozzo di analisi.

  5. carmelo garipoli ha detto:

    E’ giusto però che la nostra gente sappia ( non tutti i meridionali hanno letto Pino Aprile, Lino Patruno ed altri autori c.d., forse in modo dispregiativo, “meridionalisti”) che la storia ufficiale non è quella che ci hanno fatto studiare a scuola sin dalla nostra infanzia.
    Trovo interessante che si riparli adesso ancora degli episodi storici post unitari, del brigantaggio, dell’industria meridionale, di come è avvenuto lo svuotamento delle banche meridionali borboniche, del trafugamento di un ingente quantità di opere d’arte meridionali verso il nord italia, della spedizione dei Mille e di quel personaggio che si fece chiamare eroe dei due mondi mentre era solo un legionario al soldo della massoneria inglese.
    Per molti la questione meridionale è oggi più che mai ancora una partita aperta.

  6. massimo ha detto:

    Fino a quando ognuno non tirerà’ la testa fuori dal guscio e tornerà’ a interessarsi del proprio quartiere, della strada, della piazza, del mare, della scuola dei peropri figli, del loro futuro e tornerà’ a costruire un sogno, a sperare ,a trovare la dignità’ persa di cittadino, a dispiegare la propria responsabilità’ senza aspettare che qualcuno glielo consenta, fino ad allora sara’ solo silenzio, rassegazione, solitudine. Non riusciamo più’ a stare uno accanto all’altro.

  7. Antonio ha detto:

    E se non ora, quando?

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