Piena solidarietà a Demetrio Spagna e ai suoi collaboratori.
La banalità del male colpisce ancora… Ieri martedì 4 novembre 2013, ignoti… hanno incendiato il Museo dello Strumento di Reggio Calabria. Museo “vivo” nato 30 anni fa dalla passione viscerale di un medico-musicista Demetrio Spagna (un mese fa era stata bruciata una chiesetta ortodossa). Ad essere inceneriti da una mano nera sono un antico organo dell’800, decine di liuti e chitarre storiche, tamburi e percussioni, spartiti antichi, ricerche registrazioni e chissà quant’altro. Gli attentatori prima del fuoco hanno rubato zampogne ed organetti. Gli antichi dicevano “‘o peju non c’è riparu”.
Ieri non è stata colpita soltanto la passione per la musica e gli strumenti, non è stata colpita la cultura in quanto tale, ieri è stata colpita gravemente la MEMORIA. Quella memoria che, nonostante gli sforzi di persone piene di passione come Demetrio, stiamo giorno dopo giorno perdendo. “Non è possibile che le testimonianze della cultura siano trattate alla stregua di qualunque oggetto. Se tu distruggi un violino, un pianoforte, una zampogna, distruggi qualcosa che rappresenta la vita stessa di un artista”… il commento del Maestro Nicola Sgrò classe 1937 direttore d’orchestra e compositore.
Allego alcuni articoli di giornale e un commento di Tonino Perna
Palmi 6/11/2013 – Renè Lombardo
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Primo articolo tratto dal “Quotidiano” 5/11/2013
Secondo articolo tratto dal “Quotidiano” 6/11/2013
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C’è qualcosa di profondamente stupido oltre che di tragico in un gesto che per colpire o difendere chissà quali interessi manda in fumo un pezzo della propria storia. C’è una condizione di vita, un modo di pensare e di agire, un male essere che non sembra potersi conciliare né nello stare insieme dell’oggi né nelle speranze di riscatto di domani.
Episodi del genere rappresentano il culmine, la perfezione del male, rispetto al quale ovviamente non c’è un limite. E’ una manifestazione di anticultura, di brutalità e di disprezzo verso cose e persone. Nel contempo ci fa riflettere sul fatto che esistono in questa vituperata realtà, frammenti di storia e di civiltà di cui spesso veniamo a sapere, in occasioni così, dalla TV!
Credo non si possa dare spiegazione alcuna ad un simil gesto. E’ come se vivessimo tra gli indigeni, tra gli animali, in una internata foresta dell’equatore. Mi domando quale gusto si possa provare a danneggiare e/o distruggere uno strumento musicale? Ogni strumento musicale è una parte della vita di ognuno di noi, è un pezzo di storia, è la memoria che non può andare, semplicemente, in fumo per colpa/dolo di esseri “insignificanti” che ancora popolano, purtroppo, la nostra civile società.
Più togli ad un popolo la memoria della sua storia, delle sue tradizioni, della sua gente,…più lo rendi succube.
Ci sono interessi e appetiti da soddisfare e si passa sopra – anche da parte dei figli pseudo acculturati di una genìa- al valore, quello che conta davvero ed estraneo al denaro, di un luogo e di una storia. Nel concetto malato di ‘ragion pratica’, vi è l’assenza di coscienza intellettuale, vera cifra di quanto accaduto.
Che poi Reggio perda un’espressione della propria cultura, pensate che possa inquietare lo STATO? L’alto ordinamento di cui alla leggenda (metropolitana) e che semplicemente si ritrae, vieppiù nel Sud del Sud e in molte sue componenti.