Nelle more della concreta attuazione della città metropolitana, e nel mentre il governo e il legislatore nazionale fanno esercizio di spending review attraverso la presentazione in parlamento delle più disparate proposte di riforma degli enti locali per dare consistenza all’impegno di abolire le province, a noi palmesi, forse, converrà riflettere approfonditamente sul destino della nostra amata città e su quella che suole chiamarsi la sua vocazione di sviluppo. Se una traccia per ragionare sulla nostra identità come base per creare una visione sul possibile nostro futuro può essere quella di stabilire se Palmi appartiene alla piana o alla costa viola, forse una risposta plausibile ancora una volta la suggerisce il detto latino “in medio stat virtus”. Infatti, perché non pensare ad un naturalissimo ruolo di cerniera tra le due affascinanti realtà?
Sarà, forse, una inguaribile forma di campanilismo che mi ispira, ma vorrei che qualcuno mi desse una ragione storica o, quantomeno, una spiegazione logica per non ritenere Palmi il capofila dei comuni che possono formare il parco marino della Costa Viola, ma anche dei 33 comuni di un possibile parco degli ulivi secolari (l’idea non è mia, ma di alcuni politici di qualche decennio fa). I temi da affrontare per delineare un quadro di prospettiva sono innumerevoli, ed innumerevoli sono le variabili in gioco. Per esempio, se tra le iniziative governativo-parlamentari che possono essere inscritte nel filone dei tagli alla spesa pubblica strutturale ci sarà qualche provvedimento legislativo che obblighi i comuni a unirsi e/o fondersi, Palmi verso quale comune dovrà volgere lo sguardo per primo? Io penso, per vari motivi che la prima e più naturale conurbazione dovrà effettuarsi con la vicinissima Seminara. Ciò, si badi bene, non solo per le radici storiche che ci accomunano, ma anche e soprattutto per ragioni di opportunità. Basti pensare alla vastità del territorio comunale di Seminara e della sua capacità di penetrazione nel cuore della piana, ma anche della Costa Viola. Tralasciamo considerazioni ben più prosaiche, ancorché oneste nel loro umano realismo, come l’idea di acquisire un maggior potere contrattuale nelle eventuali successive trattative di unione, conurbazione o cooperazione con altri comuni.
Palmi 23/9/2013 – Giovanni Panuccio
Sono tra quelli che, a suo tempo, si sono battuti sui temi proposti da Giovanni.
Mi spiace, però, rilevare che, negli ultimi anni Palmi ha perso qualunque autorevolezza e perfino qualunque contatto sia con la Costa viole che con la Piana.
Ma di questo non se ne parla.
CIVIS
Sono d’accordo con Civis. Forse non molti credono possibile che a Palmi, nell’arco degli ultimi dieci anni, sia stato possibile persino retrocedere in tutti i campi. Io ritengo, perchè sento di poterlo dire, con le due ultime amministrazioni.
Come si sa, nelle politiche amministrative contano, e non poco, i processi che si mettono in atto, e posso assicurare che prima che Palmi venisse convertito in paese di “ordine e disciplina”, i contatti, in modo particolare con Seminara, erano all’ordine del giorno. Così come all’ordine del giorno erano le strategie di collegamento con la Costa Viola, attraverso convenzioni, intese istituzionali, partecipazione in iniziative di tutti i centri vicini, anche dell’entroterra. Voglio anche ricordare – saltando forse di palo in frasca -che la Varia, è stata concretamente candidata a diventare festa regionale, sull’esempio della festa dei Ceri di Gubbio, con il pieno impegno ed avallo dell’allora assessore regionale Sandro Principe. Poi, come moltissime altre cose, con la caduta della sfortunata giunta di centro-sinistra, è stato azzerato tutto e si è ritenuto che la festa potesse raggiungere più facilmente l’UNESCO senza il vantaggio di un tale pure importante riconoscimento.
Le vicende di Palmi e di Seminara sono così intrecciate che sarebbe ora di ricucirle in unico contesto amministrativo. Nessuna difficoltà anche su come dovrebbe chiamarsi il nuovo municipio; un nome s’impone per forza di storia: Taureana.