In questi giorni si è saputo di uno scontro tra l’assessore all’urbanistica e il presidente del consiglio comunale sulle specifiche competenze riguardo al PSC, con sindaco e assessori nei panni dei pompieri di Viggiù indaffarati a spegnere l’incendio provocato dalle dichiarazioni del presidente del consiglio. Il tema dello scontro tra i duellanti non era la comprensione degli effetti dell’abnorme crescita della rendita immobiliare (fondiaria ed edilizia), la ricerca di politiche urbane per contrastare e ridurre gli incrementi della rendita, il rifiuto di ulteriore ed inutile consumo di suolo, la devastante cementificazione che ha provocato peggioramenti della vivibilità (servizi, trasporti, salute) e della funzionalità della città. No, non c’è stato “confronto” su questi temi, ma irritazione e minaccia di dimissioni dell’assessore “scavalcato”, che su questo importante strumento, che può essere un’occasione importante, oppure una presa in giro, esprime il nulla. Partendo dalla convinzione e constatazione che non è più sostenibile un modello di sviluppo che prevede il consumo del suolo, l’impoverimento delle risorse naturali, la progressiva dispersione della città nella campagna, e che non è accettabile il perverso meccanismo di utilizzare il territorio come risorsa per finanziare la spesa corrente, una buona politica urbanistica nella nostra città deve prevedere in maniera molto chiara ed esplicita la volontà di:
a) Non procedere a nessuno nuovo piano di insediamenti abitativi e completare le zone residenziali, trovandosi la città in presenza di una decrescita, se pur lieve, della popolazione.
b) Incentivare il recupero e la riqualificazione del patrimonio edilizio esistente nel centro storico e nelle periferie abbandonate e degradate.
c) Promuovere la qualità ambientale e proteggere le coste dall’assalto dei nuovi saraceni.
d) Salvaguardare l’integrità dei suoli agricoli stabilendo che gli interventi edilizi su fabbricati rurali siano strettamente funzionali alla conduzione del fondo agricolo.
Perché questo sia possibile sono necessarie le seguenti condizioni:
- Coesione e solidità della maggioranza, pronta a respingere le pressioni dei fanatici del lotto edificatorio e della mappa catastale.
- Forte condivisione della scelta da parte della comunità e continua partecipazione della stessa (ragazzi/e, associazioni, singoli cittadini) alle decisioni assunte dall’amministrazione.
E’ l’armata degli improvvisati e maldestri imbonitori, vacui ma non per questo meno pericolosi, all’altezza del compito? Ne dubito, stante la lacunosa o inesistente cultura, l’insipienza e l’analfabetismo urbanistico che la caratterizza. Al massimo possono emulare Brancaleone e Abacuc nel salvataggio di una vergine dai briganti, stando attenti a non farsi irretire dalle voglie di una vedova impaziente.
Mimmo Gagliostro- Palmi 14/01/2013
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Calabria Ora del 14/01/2013
Un Piano Strutturale per Palmi non è più oltre procrastinabile; è urgente mettere in salvo il paesaggio non ancora compromesso dalla cementificazione selvaggia, far ripartire l’industria edilizia per recuperare tanta parte del patrimonio storico e le aree urbane periferiche che sono state oggetto di dissennata speculazione, dare un volto nuovo alla Città che aspira, da anni, a un significativo ruolo tra le principali mete del turismo calabrese.
Queste di Mimmo sono delle opinioni personali, poichè, a prescindere dallo loro condivisibilità o meno, non sono passate al vaglio dell’assemblea dei soci del circolo.
Per incomprensioni tra autore e giornalista sono state invece pubblicate come pensiero del circolo.
Scusate i miei interventi effimeri, di più non posso. Mi stupirei se il vostro circolo la pensasse nel merito diversamente da Mimmo.
Ancora vostra Ludo.
Se intendi che sia in qualche modo utile unire ad osservazioni e rivendicazioni abbastanza condivisibili delle offese “rafforzative”, perché è così che si batte l’avversario politico, io la penso diversamente da te e da Mimmo