Una proposta di apertura di una scuola di politica, di Carmelo Garipoli
Ritengo che la politica debba essere concepita come esclusivo servizio al bene comune e, pertanto, non può essere accettato alcun altro modo di intenderla.
Non è più politica quando è sorda ai bisogni diffusi, quando diventa ingannevole e arrogante, quando degenera sui valori civili e sui rapporti tra cittadini ed istituzioni.
La crisi culturale e civile che viviamo nella nostra Palmi da molto tempo, ma, specialmente dalla data di scomparsa delle sezioni dei partiti politici, i quali, per certi versi, rappresentavano una sorta di “piccola” scuola di politica per chiunque fosse intenzionato ad impegnarsi nell’ambito della politica stessa, porta oggi taluni, giovani ed anche meno giovani, ad improvvisarsi e porsi alla città come dei “ politici “ magari, ritenendo, che la circostanza di svolgere una professione o di aver occupato anche un ufficio “prestigioso” possa essere un titolo idoneo a farlo diventare un eccellente politico.
Ma, non è così, purtroppo, è quanto abbiamo più volte verificato nel corso degli anni: sono troppi i fallimenti di amministrazioni comunali ai quali abbiamo assistito nell’ultimo trentennio a Palmi.
Non è sufficiente, pertanto, procurarsi i consensi ed essere, o essere stato, un professionista o un dirigente di prestigio per diventare un buon politico.
Credo bisognerebbe frequentare una scuola di formazione alla politica ed avere anche la giusta vocazione ed avere anche alcuni requisiti.
E’ necessaria, a mio parere, la frequenza dei corsi di formazione per creare persone capaci di orientarsi nel complesso scenario sociale.
Ecco perché propongo che venga, al più presto, avviata una pubblica iniziativa per l’apertura, nella nostra cittadina, di una scuola di politica dalla quale possano venir fuori dei politici di valore evitando così ogni sorta di nociva improvvisazione.
Palmi, 3.12.2011
Non vi è purtroppo dubbio alcuno sulla incapacità e sulla inadeguatezza di certa parte della classe politica e amministrativa, sfortunatamente con maggior frequenza nelle regioni meridionali.
Una scuola della pubblica amministrazione italiana (che segua, ad esempio, l’esempio dell’ENA in Francia) sarebbe certamente auspicabile e contribuirebbe di certo alla riduzione di certa miseria intellettuale che siamo costretti così spesso a verificare e a subire.
Questa non è tuttavia la sola miseria dalla quale fuggire e dalla quale è necessario sottrarre la politica italiana. Ci si imbatte, non di rado, in una miseria morale per sconfiggere la quale non sarà sufficiente nessuna scuola. Occorre piuttosto un salto di qualità che interessa tutta la società e un profondo rivolgimento culturale.
Purtroppo devo constatare che il deficit di cultura politica e l’ improvvisazione sono difetti molto diffusi di cui non è immune la nostra associazione, priva com’è, di un metodo che dia un’impronta
politica, culturale o sociologica. Credo che ad un anno dalla sua fondazione sia necessaria un’assemblea per analizzare e tirare le somme delle iniziative e attività che sono state al centro della nostra agenda.
Concordo sulla necessità/opportunità di un’assemblea dei soci per un esame critico da parte di noi tutti delle iniziative assunte in passato e di quelle da assumere nei prossimi mesi.
Sono, non da ora, convinto della necessità di mantenere costante un dialogo e un confronto che, rispettoso della storia personale e delle opinioni di ciascuno di noi, ci consenta di fare insieme qualche passo avanti nella costruzione di una realtà più vicina ai bisogni della Città e, segnatamente, a quelli della parte più debole. Un percorso che, come abbiamo più volte sottolineato e come è scritto nel nome della nostra associazione, tiene insieme l’attività politica e quella culturale, certamente non secondaria alla prima nei nostri interessi e nell’esito che può offrire al cambiamento. Non abbiamo sin qui scoraggiato nessuna iniziativa in questa direzione e sono, anzi, certo che saremo in grado, con il contributo fattivo di tutti, di individuare nuovi campi di interesse e di pratica attuazione. Non siamo nati, come dice la nostra storia, nell’occasione della campagna elettorale per le comunali e proseguiremo le nostre attività ben oltre quella data.
Non mi è invece del tutto chiaro il riferimento che Eugenio fa al metodo e all’impronta, quali condizioni per non cadere nell’improvvisazione. I nostri principi e i nostri valori sono fissati nello Statuto e, tuttavia, possono essere, se ritenuto utile, integrati e modificati. Discutiamone con la consueta franchezza, non mancheranno le eventuali soluzioni.
Credo sia importante che la nostra associazione si occupi sia di cultura che di politica. Anzi preferire chiamarla non semplicemente “ politica “ ma piùttosto “ cultura alla politica “. Ecco perché siamo un’associazione politico-culturale.
Secondo una graduatoria delle c.d. “ priorità”, ritengo che in questo particolare momento a Palmi ci si debba occupare, più che mai, di politica o di cultura alla politica… se non ora quando???
Era questo il senso del mio primo scritto, volutamente e bonariamente direi forse provocatorio.
Nessuno secondo me, personaggio o meno personaggio che sia, dovrebbe permettersi di improvvisarsi “ uomo politico “ laddove sono in gioco, ancora una volta, gli interessi della nostra comunità, ed è al bene comune che bisogna sempre pensare.
Ecco, secondo me, è una finalità della nostra associazione quella di tentare tutto affinché si possa pervenire ad un cambiamento tangibile nel modo di fare politica nella nostra comunità. Educare i cittadini al voto libero, contrastare con ogni mezzo il voto di scambio, consci anche di essere magari i promotori di un processo di cambiamento che durerà per lungo tempo.
Penso che il nostro circolo nella speranza che tale cambiamento un giorno si possa realizzare dovrebbe partecipare da protagonista alla vita politica di Palmi considerata la miseria culturale e morale che vi è attualmente in giro.
Compagni che ne pensate???