Conosco sino negli angoli più sperduti la costa ligure di ponente e di levante, ho soggiornato in Versilia e ho visitato l’Argentario. Ho attraversato il litorale laziale, ho trascorso indimenticabili vacanze a Sorrento, sulla costiera amalfitana e nel Cilento. Ho viaggiato lungo la costa settentrionale della Sicilia e quelle orientali della Sardegna e della Corsica e, naturalmente, non v’è paese di mare della Calabria in cui non sia stato. Penso pertanto di poter affermare, senza per questo incappare in piccole diatribe di campanile, che nel territorio di Palmi si trovano tra le più belle spiagge e scogliere dell’intero Mar Tirreno, un patrimonio prezioso di bellezze naturali e di paesaggio che ha pochissimi concorrenti. Per certo, e qui sparisce ogni possibile accusa di campanilismo, Palmi ha il primato del tratto di costa più bello e, insieme, più sciaguratamente abbandonato all’incuria e all’abusivismo.
Forse l’emblema di questo doppio, non proprio invidiabile, primato è Ravaglioso, la piccola rada naturale tra maestosi scogli che prenderebbe nome dall’espressione dialettale “ddrocu agghiusu” (laggiù) ma che conserva anche un altro nome, quello di Porto Oreste. Secondo la tradizione (confermata dall’antica toponomastica romana), infatti, Oreste, figlio di Agamennone, dopo aver ucciso la madre Clitemnestra, rea del complotto contro il marito insieme all’amante Egisto, sarebbe qui sbarcato per purificarsi dell’orrendo crimine immergendosi nelle acque del fiume Petrace o Metauro che, come richiesto dall’Oracolo di Delfi, è un “fiume nato da sette fratelli”, cioè servito da sette affluenti.
Al Porto di Oreste ci si arriva comodamente in auto, anche troppo comodamente, infilandosi per la ripida stradina, in parte sterrata, che si apre a metà circa della carrozzabile che porta dalla località Torre alla stazione ferroviaria. Lungo questo percorso, che sarebbe peraltro bellissimo immerso com’è tra alti canneti e maestosi ulivi, non mancano scheletri di edifici incompiuti, primi embrioni di discariche, rifiuti di ogni genere abbandonati da inqualificabili visitatori.
Dal piazzale, comodo parcheggio tra gli ulivi!, si accede al’insenatura attraverso una ripidissima scaletta, in gran parte crollata e che, perciò, presenta non pochi punti di pericoloso attraversamento. Lo spettacolo offerto dalle acque del mare e dalla scogliera è tra i più suggestivi dell’intera Costa Viola.
Nei giorni scorsi è stato reso noto, attraverso la stampa locale, un progetto di “recupero” di Ravaglioso da parte dell’Amministrazione Comunale, senza precisare quali interventi si pensa in concreto di eseguire. Se recupero deve essere, a noi pare si debba ripulire l’intera zona, ricostruire in legno e pietra la scala a mare, vietare l’accesso alle auto fin sopra alla rada, far eseguire le demolizioni di eventuali manufatti abusivi. Ogni altro progetto non solo non recupererebbe l’area alla fruizione dei palmesi e dei sempre attesi turisti, ma rischierebbe di distruggere per sempre una delle perle del patrimonio naturalistico della nostra Città. Per questo chiediamo all’Amministrazione di rendere noto, nei dettagli, questo progetto. Noi vigileremo, insieme coi cittadini più responsabili, sulla sua validità e sulla sua esecuzione.
Palmi 16/07 /2012- Pino Ippolito
Nonostante la Ineccepibilita’ di forma, contenuti e idee dell’articolo, credo che necessiti di un piccolo “errata-corrige” per quanto riguarda la paternita’ del progetto di recupero. A me risulta che sia la Provincia, e non il Comune, a realizzare l’intervento di recupero paesaggistico che, oltretutto, viene dato per imminente. (?)
Giovanni Panuccio
Grazie ad un intervento della Provincia ed alla buona volontà di alcuni cittadini palmesi, questo problema è risolto e per il porto “dimenticato” si prospetta un più roseo futuro.
http://www.ilquotidianoweb.it/news/estate/715495/Roviglioso-di-Palmi-tra-le-perle.html
E’ uh posto bellissimo ma troppo silenzioso. Propongo di animarlo con luci e musica di notte e di giorno tipo flash che illuminano gli scogli. tanta birra e allegria e tanta zumpa dance !
Segnalo tra le “diavolerie” moderne le “cuffie”. Visto il loro infimo costo… possiamo vivere ognuno a modo nostro! Ad un metro di distanza, chi ha bisogno di un sottofondo musicale spacca timpani può averlo e chi vuole ascoltare le cicale ed i rumori della risacca, altrettanto.
Due visioni della vita e della libertà decisamente contrapposte. I francesci direbbero: “vive la differance”. Io dico più terra-terra: il mondo è bello perchè è vario.
Le cuffie le uso al nord per non disturbare gli altri. Per me il sud significa piena libertà e armonia con i colori e il calore della gente amabile e tollerante, come da sua natura.
Anche tu, come il bambino della favola, hai esclamato “il re è nudo!” E’ perché siamo “amabili e tolleranti” che chiunque ha fatto, da sempre, quello che ha voluto di noi.
Vedi non è la zumpa dance che ci può fare impressione, essendo cresciuti con il rock più estremo… Il problema sta solo negli orari. E qui debbo ammettere che abbiamo torto noi. Siamo tutti disoccupati, perché ci ostiniamo ad alzarci alle sette di mattina? Che brutta abitudine! Se anche noi prendessimo il cappuccino alle due del pomeriggio…
Un dibattito interessante che tocca vari argomenti legati al sud ed alle sue antiche problematiche. Non dobbiamo però perdere di vista l’attualità: crisi amministrativa, abusi edilizi, PUT (piano urbano del traffico), ecc., ecc….
Se è vero che “de gustibus non disputandum est” e’ anche vero che torna utile a tutti argomentare per sostenere i propri. Io, per esempio, credo che la specificità del fascino di Porto Oreste sia data dalle suggestioni mitologiche di origine greca che ci tiene ben lontani dalle tentazioni piu’ o meno moderne che hanno magari il sapore della musica americana (?) o della birra tedesca (?). Cose, queste, che vedrei in altri contesti. D’altronde presumo che oggigiorno a cercare un po’ di pace rifugiandosi nella natura incontaminata (anche dalle lattine di alluminio) siano ormai una maggioranza qualificata di turisti.
Ad maiora!
La necropoli di Metauros risulta essere molto simile per strutture alla necropoli di Mylai, odierna Milazzo, anch’essa fondata dai calcidesi di Zancle. Questi ritrovamenti, oltre che fornire informazioni sui cospicui traffici commerciali di Metauros con le isole egee della Grecia, confermano l’origine calcidese di questa colonia. Altri scavi hanno evidenziato parecchio materiale di provenienza locrese. Per ragione di questi ritrovamenti si ipotizza che il porto Oreste sia stato nient’altro che l’avamposto commerciale per servire la città di metauros (odierna GIOIA TAURO) .
Ma se la città di Metauros (odierna Gioia Tauro) si chiama come l’antico fiume e dide ad esso il nome (testi antichi Metauros nasceva tra le due sponde dell’omonimo fiume), e Oreste si immerse nelle acque del fiume Metauros adiacente l’antica citta di Metauros, perchè tutta sta c….o di storia si trova a Palmi.
Non ho elementi per irrobustire l’ipotesi classica di Metauro come colonia locrese e neppure per suffragare quella, qui riportata da Salvatore, di una Metauro calcidese. Ma se quest’ultima può aiutare a superare antiche diffidenze e stupidi campanilismi, che tanto hanno danneggiato entrambe le città sulle sponde opposte del Metauro, la sposo di buon grado.
Non riesco a capire qual è il problema. Noi palmesi siamo orgogliosi del porto naturale chiamato Oreste, per via di un episodio della mitologia greca, e i gioiesi farebbero bene ad essere altrettanto orgogliosi per lo stesso motivo che richiama il fiume Metauros.
La storia e la mitologia Greca di Oreste non richiama il fiume metauros, ma si concentra tutta sulla Necropoli di Metauros e sul suo fiume. METAUROS VII Secolo. a.c.
Rispondendo a Pinoipp: scavi Archeologici che la sopraintendenza dei beni culturali ha effettuato a Gioia Tauro nel 1950 – 60 e 70 dove sono state rinvenute 1500 tombe con corredo calcidese Zancleo.
La foce del fiume fungeva da Porto. (Porto Orestis)
Porto Oreste denominato così perchè Oreste in quel fiume ritrovò la ragione.
Sono sempre orgoglioso quando si parla della storia della mia città e nominando Oreste me la ricordate continuamente.
Siete invitati a visitare il museo della Magnia Grecia di Gioia Tauro (Piano delle fosse).
Ravaglioso (Pura Invenzione).
Sono stato a palazzo Baldari ed anche nell’annessa biblioteca civica. Ci tornerò ancora volentieri.
Non è infrequente che le fonti storiche si sovrappongano e, talora, si contraddicano. Sempre si interpretano, secondo i desideri e le convenienze. Per la Soprintendenza reggina “presso Reggio scorrevano sette fiumi non confluenti in cui Oreste si sarebbe purificato … ” (http://www.archeocalabria.beniculturali.it/archeovirtualtour/calabriaweb/reggioculti.htm)
Una cosa è tuttavia certa. Al turista del Nord Europa – che vorremmo accogliere mettendo insieme tutte le nostre qualità e capacità – interessa poco se Oreste sia sbarcato a Reggio, a Palmi, a Goia …
Per parte mia ti invito a leggere l’ultimo numero di Azione Metropolitana e, particolarmente, il pezzo in prima sulla Città Metropolitana e quello in ultima sul Porto. Spero ti convincerai che non è più il tempo delle piccole “patrie”.
Io penso che bisogna parlare della propria storia in modo onesto
altrimenti al turista che viene confondiamo solo le idee.
Traiamo dalla storia e dalle opere la verità:
Dell’Orestea di Stesicoro è stato possibile ricostruire sommariamente la trama ma sufficente.
Stesicoro (Orestea)
Stesicoro detto Tisia nato e vissuto a Metauros (colonia Zanclea)
poi trasferitosi e morto ad Imera (colonia Zanclea)
I sette fiumi di cui lei cita esistono ancora oggi e alimentano ancora il Metauros (oggi Petrace).
deve pensare che era un fiume navigabile (ecco perchè utilizzato come porto) e anche i confluenti di oggi erano in tempi antichi più profondi e più ampi.
dobbiamo portare al turista le verità
La storia è bella se racconta correttamente, poi che bisogna conurbare sono daccordissimo.