Forse è il peso delle tante sconfitte oppure è il destino tessuto col filo delle Moire ma tanto vale ammetterlo: noi meridionali siamo afflitti da antico fatalismo, tanto per quanto riguarda le nostre individuali sorti quanto per quello delle polis nelle quali viviamo. Era certamente scritto che, a metà del secolo X°, l’antichissima Taureana fosse completamente distrutta dai saraceni e che, in gran parte, i suoi abitanti trovassero rifugio in Seminario. Era altrettanto scritto che Seminario, divenuta nel frattempo Seminara e città tra le più popolose e ricche della Calabria Ulteriore, dovesse andare a sua volta quasi per intero distrutta nel terribile terremoto del 1783. Ed era senza dubbio ancora scritto che, a causa del decadimento di Seminara, un suo antico casale, de Palmis, divenisse ai primi dell’800, con il nome di Palmi, capoluogo di distretto della Calabria Ulteriore I e prima città della provincia, dopo Reggio, sino ai nostri giorni. Sembra, pertanto, inevitabile chiedersi quale destino tessano ora le Parche per la nostra gente e per il nostro territorio.
La legge 26 marzo 2010 n.42, sul contenimento delle spese negli enti locali, passando quasi inosservata, ha soppresso i circondari provinciali e, dunque, anche quello di Palmi che originava dall’antico distretto borbonico con sede di sottoprefettura. Il Circondario di Palmi comprendeva 33 comuni (tra i quali Gioia Tauro, Taurianova, Rosarno, Polistena e Cittanova per citare i comuni con popolazione superiore a diecimila abitanti), si estendeva per un area di circa 906 chilometri quadrati e interessava una popolazione di oltre 164mila abitanti, pressappoco un terzo dell’intera Provincia di Reggio Calabria. Agli uffici del Circondario la Provincia aveva delegato alcune competenze in tema di viabilità, edilizia, attività produttive, turismo, trasporti, agricoltura e formazione professionale. Anche se di fatto la Provincia ha inteso mantenere, gabellando la legge, le medesime funzioni in capo al Servizio Multifunzionale decentrato di Palmi, non c’è da illudersi sul futuro di queste funzioni che saranno progressivamente svuotate di contenuto.
A nord del Petrace, Gioia Tauro, Rosarno e San Ferdinando hanno avviato importanti opere di integrazione urbanistica e la progettazione di infrastrutture comuni per dare vita a una nuova “Città del Porto”; una realtà politico-amministrativa unica, capace di dare sviluppo e ricchezza ad un’area di quasi quarantamila abitanti che potrà unire al rilancio dell’area portuale un ricco entroterra agricolo specializzato negli agrumicoltura e nell’olivicoltura. Un progetto che può già contare su 42 milioni di euro con i quali realizzare, nei tre comuni, un complesso di opere da completare e collaudare entro giugno 2015.
A Sud del Sant’Elia, Bagnara e Scilla hanno stretto un patto per il recupero e la riqualificazione urbana e territoriale, attraverso l’integrazione dei rispettivi Piani Regolatori, l’unificazione delle normative urbanistiche e delle regolamentazioni edilizie, la predisposizione di un comune Piano di Salvaguardia Paesistico; la forza propulsiva per lo sviluppo turistico dell’area compresa tra il mare della Costa Viola e il Parco Nazionale dell’Aspromonte.
In mezzo, tra il Petrace e il Sant’Elia, ci siamo noi, c’è Palmi, in posizione di confine tra le due aree di sviluppo che si vanno delineando, quella che fa perno sulla Città del Porto e quella turistica della Costa Viola. Se non saranno fatte delle scelte e non verranno avviate nuove iniziative, Palmi sarà progressivamente marginale in entrambi i contesti. Il declino di Palmi è già drammaticamente in atto. Non illudiamoci con il nostro passato: la storia è ricca di esempi di città la cui parabola si è consumata tra il disinteresse e l’incredulità generale.
I cittadini di Palmi possono, se così vogliono, attendere ancora, come sin qui ha fatto la sua politica, che Cloto e Lachesi svolgano il filo in attesa che Atropo, l’inesorabile, lo recida. Oppure sentono, come sentiamo noi, che questo è il momento di agire, di disegnare un futuro anche per la nostra Città.
Palmi 15/2/2012- Pino Ippolito
E’ proprio vero, del futuro di Palmi nessuno ne parla. Mentre questo sarebbe il momento giusto per farlo, ma, se non ora…. quando??? Nonostante la campagna elettorale sia iniziata da un bel po’ di tempo, da coloro i quali stanno occupando in questi giorni le pagine dei quotidiani locali, da coloro soprattutto, i quali preferiscono agire nell’ombra, ma che, invece, ci sono, stanno sempre lì, purtroppo, ad occupare i prestigiosi posti c.d. di regia , non è partito manco un minimo segnale che possa far trapelare un loro interesse per il futuro della nostra città, per il futuro delle nuove generazioni.
E’ iniziata, invece, la consueta ed affannata corsa per il posto politico in municipio.
Sono sempre i soliti personaggi in lizza da trent’anni e passa; non intendono mollare la loro “preda” pensando, magari, di poterla lasciare anche in eredità e, invece, non si accorgono che, per fortuna, le cose oggi stanno cambiando. I cittadini oggi sono più consapevoli perché sono più informati e seguono le vicende della politica. Internet ha aperto strade nuove. Oggi anche la politica è più partecipata. Politicamente parlando i partiti non conservano più “l’esclusività” di un tempo perché sono diventati scatole vuote. Credo che presto anche Palmi si accorgerà che il bene comune è prevalente rispetto all’interesse di pochi e che i privilegi “ latu sensu “ vanno eliminati per favorire l’interesse collettivo.
Ho molto apprezzato il tuo scritto; mi auguro che possa essere letto con la giusta attenzione perché ritengo che, tra le righe, si possa e si debba percepire che ancora c’è un piccola speranza per la nostra Palmi .
Preferisco portare qui il dibattito sugli ultimi sviluppi della situazione palmese. Anche il commissario provinciale di SEL, Andrea di Martino, ha improvvidamente espresso la “sua” posizione sulla candidatura Boemi. Come non accorgersi del fortissimo limite che connota tale operazione? E’ la politica dei commissari, una politica senza materia più prossima al paranormale che alla realtà. Per questo mi piacerebbe sapere chi c’è nel PD palmese e se c’è qualcuno. O forse basta il solo candidato?
Gazzetta del Sud del 14/2/2012
Sono d’accordo con i timori che avete espresso.
E’ mia opinione, però, che le Parche non c’entrano nulla; forse dovremme fare un’analisi più approfondita per evitare di commettere sempre lo stesso, antico errore, dividerci e contribuire così ad aumentare la depressione da una parte e la presunzione di decidere per tutti dall’altra.
Nino Parisi
Palmi è, temo, a un passo dalla condizione di irreversibile declino. Perciò concordo del tutto sulla necessità di trovare la maggiore unità possibile tra chi sente l’urgenza di contrastare il corso inerziale delle cose. Lo si può, tuttavia, fare a partire da una visione comune o almeno da un programma condiviso di azioni da intraprendere. Non so se per mia ignoranza ma sinora non ho potuto leggere nessuna proposta di governo della Città da parte di nessuna forza politica in campo.
Le primarie, se ci fossero state, ci avrebbero anche consentito di misurare la qualità delle idee e dei candidati a sindaco.
Sul numero di Maggio di Touring, la rivista del Touring Club It.,c’è l’editoriale del presidente Franco Iseppi dal titolo “Quanto può produrre la cultura”, che facendo riferimento ad una pubblicazione sul Sole24Ore per una “costituente della cultura”, che ha suscitato grande interesse, individua due principi fondamentali: 1) “la cultura è molto di più delle espressioni artistiche, storiche e contemporannee, ma deve intendersi una concezione allargata che implichi educazione, istruzione, ricerca scientifica, conoscenza” 2) “senza riportare al centro un impegno a proteggere, promuovere, rilanciare nella società italiana la cultura, così intesa, non vi può essere sviluppo sociale ed economico”. Una riflessione che “implica una revisione profonda sui sistemi educativi, nelle politiche dell’istruzione e della formazione, sulla ricerca, sulla cultura d’impresa, sulle priorità d’investimento”, insomma sui processi di conoscenza trascurati, sottovalutati, abbandonati secondo la concezione che la “cultura non si mangia”.
Per noi palmesi queste considerazioni confermano la convinzione che la molteplicità di uomini e donne di cultura espressi dalla Città negli ultimi due secoli non sono solo l’espressione di una cultura d’elite ma spesso provengono da quella cultura diffusa, popolare, le codiddette classi subalterne, che hanno espresso la loro sensibilità incidendo una conocchia, impastando una statuina del presepe o una bumbula, ma anche nel tendere a migliorare le condizioni di vita della propria famiglia e nel fare studiare i figli appena le condizioni economiche ne avessero dato la possibilità. Le stesse tradizioni culturali, religiose, sociali di cui la Città è ricca sono il risultato di quel patos, dell’impegno, del sacrificio e valori quali la solidarietà, l’onestà, il rispetto per le persone, il senso della famiglia e del sacrificio, del lavoro sono l’eredità più preziosa di quella cultura.
Allora si tratta di tornare a fare vera cultura approfondendo lo studio delle nostre tradizioni anche nelle Scuole, educando i giovani all’ambiente, valorizzando questa risorsa in modo intelligente ed attento, formando i giovani all’intrapresa nel turismo, nell’arte dell’accoglienza e dell’accompagnare il turista alla conoscenza del territorio, delle sue risorse naturalistiche, storiche, archeologiche, delle tradizioni e della religiosità, dei mestieri e delle risorse umane, degli uomini illustri. Con umiltà, in quanto tutto è da fare ed ancora manca, scandalosamente, l’indispensabile: un teatro, dei corsi di musica e una banda musicale, ecc, ecc. Ma cultura è anche gastronomia, saper proporre piatti tipici nella culla della dieta mediterranea, valorizzare la produzione agricola con prodotti di qualità (oli, vini, agrumi, fichi. ecc) made in Piana e Costa Viola. In tutto questo le scuole devono e possono svolgere un ruolo di primo piano come succede in altre parte d’Italia ed anche della stessa Calabria.