01-Su la testa

Rosarno, Italia: due anni dopo
Per i diritti dei lavoratori, per un’agricoltura contadina, per un’altra
economia

Rosarno, 7 gennaio 2010: dopo l’ennesimo atto di violenza subito, scoppia la
rabbia dei braccianti africani impiegati nella raccolta degli agrumi. I dannati
della terra si ribellano e quello che ne segue sono la caccia all’uomo, i
linciaggi, la deportazione di stato.
Quello che è accaduto in quei giorni nella Piana di Gioia Tauro ha scosso
profondamente l’opinione pubblica e ha fatto tremare i palazzi del potere, ma
soprattutto ha avviato importanti percorsi di autorganizzazione dei braccianti
immigrati!

Si sono auto-organizzati a Roma, dove erano stati deportati in 200 dopo la
rivolta di Rosarno, costituendosi in assemblea permanente e ottenendo dopo
lunghe battaglie il permesso di soggiorno.

Si sono auto-organizzati tra le provincie di Caserta e di Napoli, dove
nell’ottobre del 2010 hanno indetto lo sciopero delle rotonde, coinvolgendo in
un’intera giornata di mobilitazione i braccianti stranieri di oltre 50
comuni.

Si sono auto-organizzati a Nardò, in Puglia, nell’agosto 2011, portando avanti
il più lungo sciopero di soli lavoratori stranieri in Italia, incrociando le
braccia, rivendicando i loro diritti e condizioni di lavoro dignitose.

Si stanno autorganizzando a Rosarno e nella piana, dove nei mesi scorsi è nata
l’associazione multietnica “Africalabria – donne e uomini senza frontiere, per
la fraternità”, in un percorso che coniuga i disagi del territorio, le istanze
della piccola agricoltura e quelle dei braccianti immigrati.

Questi lavoratori hanno saputo coinvolgere altre realtà, associazioni di base,
centri sociali, gruppi di acquisto solidale e popolare, associazioni contadine,
sindacati, in diversi territori, da Roma a Bologna, dalla Piana di Gioia Tauro
alle campagne del leccese. Un movimento che cresce e sta già praticando un’
altra economia. Come la campagna “SOS Rosarno”, che ha unito le istanze di
braccianti africani e piccoli produttori della piana strozzati dai commercianti
e dalla grande distribuzione organizzata.

Oggi, 7 gennaio 2012, a due anni da quella rivolta affermiamo che poco o
niente è cambiato! Queste persone continuano ancora a lavorare per quattro
soldi sotto la costante minaccia del padrone, dei suoi caporali e di una crisi
economica che alimenta tensioni e guerra tra poveri!
Ma questa non è Rosarno. Questa è l’Italia. L’Italia dei pomodori, delle
patate, delle angurie, dei kiwi… Questo è il nostro sistema agroindustriale,
primo tra tutti per dimensioni nell’economia italiana. Questo è il capitalismo
nelle campagne che porta il made in Italy sugli scaffali del mondo e consente i
noti ricavi a Carrefur, all’ESSELUNGA, alla Coop.

Come lavoratori, immigrati ed italiani, contadini e consumatori, che lottano
per una risposta alla crisi che neutralizzi la guerra tra poveri e li unisca
per l’alternativa, celebriamo il secondo anniversario della rivolta di Rosarno
con una mobilitazione che lungo tutta la penisola per chiedere:

–       l’abolizione della Legge Bossi-Fini e una radicale revisione delle normative
italiane in materia di immigrazione;
–       la regolarizzazione di coloro che non hanno un documento e sono presenti sul
territorio nazionale;
–       un’accoglienza dignitosa per i lavoratori stagionali;
–       un sistema di collocamento pubblico in agricoltura che consenta di
smantellare il caporalato;
–       l’instaurazione di indici di congruità che verifichino il rapporto tra
prodotto e manodopera impiegata;
–       l’inserimento nei disciplinari di produzione (doc, dop, igp, bio…) di
criteri che valutino anche il rispetto dei diritti dei lavoratori pena il
decadimento.
–       una radicale revisione della PAC (Politica Agricola Comunitaria), che
vincoli gli aiuti alla sostenibilità sociale oltre che ecologica delle
produzoni, che smetta di favorire le grandi aziende e sostenga invece l’
agricoltura contadina, instaurando un regime di aiuti specifico per la piccola
proprietà;
–       un intervento sui prezzi dei prodotti agricoli che salvaguardi una
corrispondenza tra quanto conferito al produttore e i margini necessari a
sostenere i costi di produzione, primo tra tutti la manodopera regolarmente
asunta;
–       politiche di sostegno all’agricoltura contadina, in particolare: opere
pubbliche concernenti viabilità e servizi delle zone interne rurali; implemento
delle opere irrigue pubbliche; sostegno alle filiere locali attraverso l’
incentivo di cooperative e consorzi dei piccoli produttori e la creazione di
piattaforme di raccolta che agevolino l’accesso autonomo ai canali di
distribuzione; politiche di sostegno alla conversione produttiva che emancipi i
territori dalle monoculture; l’assunzione della proposta di Genuino Clandestino
per una regolamentazione dei mercati locali basata sull’autocertificazione
partecipata, in deroga alle leggi europee in materia agroalimentare.
–       La revoca del provvedimento in manovra che prevede la svendita dei terreni
pubblici e l’attuazione di una riforma agraria che agevoli l’accesso alla terra
dei giovani e in generale dei piccoli agricoltori, il recupero dei terreni
abbandonati, contrastando le speculazioni legate alla concentrazione e alla
distrazione delle terre verso altri usi.

Rosarno 2/2/2012 –Africalabria

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