Dove sono le imprese? Dove gli imprenditori? Sono domande che rivolgo a me stesso mentre considero lo stato di sottosviluppo e di degrado della città dove sono nato e dove oggi vivo dopo aver trascorso molti dei miei anni altrove. Un territorio povero è evidentemente povero anche di imprese ma per quante poche possano essere non dovrebbero trovare consonanza con il loro peggior nemico, l’amministrazione incapace e/o clientelare. Tra i tanti esempi che si potrebbero fare un paio dovrebbero bastare. Sappiamo ormai con certezza, noi stessi ne abbiamo fornite le prove anche depositandole in Procura, che una parte delle acque reflue, o liquami fognari per essere più chiari e non creare illusioni, vengono disperse nell’ambiente senza essere trattate e che, considerata l’orografia del nostro territorio, finiscono inevitabilmente in mare. Non sarà la sola delle cause dell’inquinamento marino ma è tra le più rilevanti e certamente tra quelle che possono essere efficacemente combattute da una seria amministrazione pubblica. Ne soffrono i cittadini e ne soffre quell’impresa turistica che ha al suo arco non tanto la qualità dell’accoglienza e l’efficienza dei servizi (surclassata in questo da località italiane ed estere assai più rinomate) ma la bellezza dei luoghi e la purezza degli elementi naturali. Ci attendiamo, perciò, che gli imprenditori del settore siano al nostro fianco nella tutela del mare. Allo stesso modo osserviamo vivere di stenti o meglio sarebbe dire morire di lenta agonia il commercio in una città che è il naturale e anche storico centro servizi di un’area che conta oltre 170.000 abitanti. Da più di mezzo secolo dibattiamo se la principale delle piazze, quella I Maggio, debba essere pedonalizzata o lasciata aperta al traffico quando non esiste più in tutta Europa una città degna di questo nome che non abbia riservato ai pedoni zone via via più ampie del suo centro storico, implementando i parcheggi e favorendo lo sviluppo del commercio. Le imprese non possono segare con le loro stesse mani il ramo sul quale siedono, devono contribuire al progresso della città liberandola dalla morsa letale dell’inerzia e dell’incapacità.