Siamo rispettosi di ogni opinione sui vaccini, sulla genesi del virus, sull’evoluzione della pandemia, sugli interessi in gioco, sulle possibili conseguenze che tutto questo potrebbe avere sull’uomo e sulla natura. Del resto su nessuna di queste materie ne sappiamo abbastanza (se non niente) e preferiamo tacere. Vorremmo, piuttosto, commentare un dato recentemente fornito dal ministro Speranza: il 75% dei posti letti in terapia intensiva sono occupati da persone non vaccinate. Se avete elementi (noi non ne abbiamo) per ritenere che questo sia falso allora non proseguite neppure la lettura di queste poche righe che, nel caso, perderebbero di valore e di significato. Ma se Speranza ha detto il vero allora possiamo facilmente ricavare che la probabilità di un non vaccinato di finire in terapia intensiva è circa 30 volte superiore a quella di chi ha fatto almeno una dose di vaccino (basta tener conto del fatto che la platea dei non vaccinati rappresenta il 10% della popolazione al di sopra dei cinque anni). E con questo? Siamo libertari e difendiamo la scelta di chi, pur sapendosi più vulnerabile, mette a repentaglio la propria vita. Non ci convince neppure l’argomento economico. Si è scritto che le mancate vaccinazioni sono costate in un sol mese oltre 140 milioni di euro in ricoveri ospedalieri che sarebbero stati, viceversa, evitati. Quella somma è un’inezia rispetto al peso della corruzione, della criminalità e dell’evasione fiscale nel nostro Paese. E comunque non si fanno conti quando è in gioco la vita delle persone. Ci sono, tuttavia, un paio di argomenti di fronte ai quali non è possibile restare insensibili. Chi rifiuta il vaccino non ha soltanto maggiori probabilità, rispetto al vaccinato, di finire in ospedale, è di gran lunga maggiore anche la probabilità che trasmetta a sua volta il virus dopo averlo contratto. E questo non ha più a che fare soltanto con la sua personale libertà. Sappiamo anche, non abbiamo elementi per smentire questa circostanza, che negli ospedali l’occupazione dei posti letto da parte dei malati Covid ha impedito e attualmente ancora impedisce il ricovero a migliaia di persone che attendono cure, a volte anche drammaticamente non procrastinabili. E anche questo non ha più soltanto a che fare con la libertà di chi non vuole che gli si inoculi un vaccino. Se mai abbiamo avuto l’illusione di poter godere di una illimitata libertà la pandemia ci ha insegnato che nessuno vive davvero in solitudine e che le nostre vite sono strettamente interdipendenti. Questo suggerisce a ognuno di noi di avere a cuore non solo il proprio personale benessere ma anche quello di chi vive accanto a noi. O sbaglio?