Palmi bianca, bianchissima, prima città ad aver definitivamente debellato il male che tante sofferenze ha provocato in tutto il mondo. Ne abbiamo le prove .. non proprio le prove ma due indizi che fanno la Prova. Stiamo per svelarveli.
Primo. Già dal 25 luglio scorso abbiamo inviato all’Azienda Sanitaria Provinciale (ASP) di Reggio Calabria la richiesta di conoscere i dati sul contagio da coronavirus nella nostra città e nonostante i ripetuti solleciti non abbiamo ancora ricevuto risposta. È chiaro che non si può addebitare tutto questo a una scortesia o peggio a un’imbarazzata reticenza dei dirigenti di quell’azienda. La sola possibile ragione è che non vi siano dati da rendere pubblici: il virus a Palmi è morto.
Secondo. È l’indizio-regina che vale da solo come prova assoluta. È il concerto del sabato sera in piazza I Maggio. Migliaia di persone, tutte rigorosamente senza mascherina, si sono accalcate per assistere, ballando la tarantella, al concerto nella notte che apre al ferragosto mentre nelle altre parti d’Italia, dove il virus ancora morde, è in vigore l’ordinanza del Ministro della salute per la quale a) anche nelle zone bianche, per gli eventi di maggiori dimensioni, è fissato un limite di capienza anche per gli spettacoli in spazi aperti: b) gli spettacoli sono svolti esclusivamente con posti a sedere pre-assegnati e a condizione che sia assicurato il rispetto della distanza interpersonale di almeno un metro; c) sussiste “l’obbligo di indossare dispositivi di protezione delle vie respiratorie negli spazi all’aperto” nelle “situazioni in cui non possa essere garantito il distanziamento interpersonale o si configurino assembramenti o affollamenti”. Poiché tutto questo non è in vigore a Palmi e noi non vogliamo pensare a una distrazione di chi è chiamato a far osservare le leggi e i provvedimenti dello Stato dobbiamo dedurre, per via indiretta certo ma non meno probante, che la normativa anti-Covid non trova qui rispetto per la semplice, banale considerazione che a Palmi non c’è còviddi.