Da qualche tempo, ve ne siete senz’altro accorti, una pianta colorata e spinosa ha invaso vasi e vasetti disseminati in città per quel decoro urbano che è il primo degli obiettivi annunciati e perseguiti dall’Amministrazione comunale in carica. È la spina Christi, varietà del genere Euphorbia. Si chiama così perché leggenda vuole che sia stata impiegata per confezionare la corona di spine posta sulla testa di Gesù. Un fatto, invero, assai improbabile perché l’Euphorbia milii, questa la corretta denominazione scientifica, è originaria del Madagascar e non è stata esportata, secondo gli studiosi, prima del 1800. Chi l’ha scelta senza dubbio sa (se lo so io che mi sono informato dopo!) che la spina di Cristo va:
- innaffiata con regolarità soprattutto nei periodi di siccità;
- concimata ogni due mesi con concime specifico per piante grasse;
- rinvasata almeno ogni tre anni;
- potata dei rami più vecchi o troppo lunghi.
Insomma, non è esattamente una pianta che richieda poca cura come una facile assimilazione al genere piante grasse potrebbe lasciar pensare. In più è tossica e, pertanto, nel trattarla occorre indossare guanti e occhiali da giardinaggio. Per finire aggiungiamo che non ama le temperature al di sotto dei 7-10 °C e odia le correnti d’aria. Non vorrei passare per menagramo ma, stando così le cose, difficilmente queste spinose piantine vedranno la luce delle luminarie natalizie e meno che meno accompagneranno Sindaco e Giunta sino alla prossima tornata elettorale.