Viva la Resistenza!

Si è appena conclusa quella che da noi tutti dovrebbe essere considerata (ma così non è) la festa dell’unità nazionale al pari di quel che per i francesi è (quasi senza defezioni ) il “Quatorze Juillet”. Il 25 aprile del 1945, infatti, l’unità, che datava da meno di un secolo, veniva ricostituita dopo che per venti mesi l’Italia era stata divisa in due dall’occupazione nazista del Centro-Nord. La città di Palmi ha avuto nove caduti in questa guerra di Liberazione, un triste primato calabrese, secondo nella regione solo alla ben più popolosa Reggio. Mentre, però, Reggio ignora ancora molti dei suoi eroi (fra questi Angelo Romeo e Paolo Minuto, valorosi partigiani in Val d’Aosta, e Francesco Calabrò, vittima di un raggiro fascista sulle sponde del Lago Maggiore), Palmi ha un altro primato, questo sì davvero invidiabile, essendo una delle poche città del Mezzogiorno, e non solo della Calabria, ad avere onorato con una targa il nome dei suoi figli caduti per la libertà. Un risultato che si deve alla positiva accoglienza che, nel Consiglio comunale del 25 febbraio 2020, ha ricevuto la proposta del Circolo Armino da parte dei consiglieri presenti in aula (assenti tutti quelli di centro-destra). Merito in primo luogo del presidente del Consiglio Salvatore Celi e dello stesso sindaco Giuseppe Ranuccio il cui prozio Antonio detto Ninetto o Ninotto è stato partigiano in Piemonte in una delle formazioni più prestigiose cui si deve, tra l’altro, la liberazione di Torino (segnalo qui, per inciso, che è possibile conoscere i nomi di tutti i partigiani di Palmi, caduti e non, consultando il sito https://www.partigianiditalia.beniculturali.it/).

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