USA – 2013
Trapiantato a Billings, nel Montana, il testardo e taciturno Woody Grant (Bruce Dern) riceve una lettera che gli comunica di essere il fortunato vincitore del jackpot di una lotteria pari a un milione di dollari. Deciso a intascare il premio, Woody insiste per recarsi immediatamente a Lincoln, in Nebraska: un viaggio di 1.200 chilometri che per lui può essere molto complicato da affrontare, visto che riesce a trascinarsi appena per qualche isolato e che deve fermarsi spesso a bere qualcosa. Benché riluttante e convinto che il viaggio sia apparentemente ridicolo e senza scopo, sarà il figlio David (Will Forte), preoccupato per lo stato mentale del padre, ad accompagnare Woody nella bizzarra traversata. Padre e figlio vivranno così una specie di moderna odissea familiare, che diventerà l’occasione per ripercorrere il passato, raccontarsi e conoscersi.
Regia: Alexander Payne
Attori: Bruce Dern – Woody Grant, Will Forte – David Grant, June Squibb – Kate Grant, Bob Odenkirk – Ross Grant, Stacy Keach – Ed Pegram, Mary Louise Wilson– Zia Martha, Rance Howard– Zio Ray, Tim Driscoll– Bart, Devin Ratray– Cole, Angela McEwan – Peg Nagy, Glendora Stitt – Zia Betty, Elizabeth Moore– Zia Flo, Kevin Kunkel – Cugino Randy, Dennis McCoig– Zio Verne, Ronald Vosta – Zio Albert, Missy Doty– Nöel, Franklin Dennis Jones– Zio Cecil
Sceneggiatura: Bob Nelson
Fotografia: Phedon Papamichael
Musiche: Mark Orton
Montaggio: Kevin Tent
Scenografia: J. Dennis Washington
Arredamento: Fontaine Beauchamp
Costumi: Wendy Chuck
Durata: 115′Colore: B/NGenere: COMMEDIA, DRAMMATICO
NOTE
– PREMIO PER LA MIGLIOR INTERPRETAZIONE MASCHILE A BRUCE DERNAL 66. FESTIVAL DI CANNES (2013).
– CANDIDATO AI GOLDEN GLOBES 2013 PER: MIGLIOR FILM (CATEGORIA MUSICAL/COMMEDIA), REGIA, SCENEGGIATURA, ATTORE PROTAGONISTA (BRUCE DERN) E ATTRICE NON PROTAGONISTA (JUNE SQUIBB).
– CANDIDATO ALL’OSCAR 2014 PER: MIGLIOR FILM, REGIA, SCENEGGIATURA ORIGINALE, ATTORE PROTAGONISTA (BRUCE DERN), ATTRICE NON PROTAGONISTA (JUNE SQUIBB) E FOTOGRAFIA.
– NATIONAL BOARD OF REVIEW OF MOTION PICTURESMIGLIORI DIECI FILM DELL’ANNO
NOTA CRITICA – INFORMATIVA
Un uomo anziano, capelli bianchi arruffati, solo, affaticato, fragile, cammina in modo sghembo su uno dei marciapiedi innevati della città di Billings, Montana. Ha nella testa una meta: il Nebraska. Convinto di avere vinto un premio di un milione di dollari, si avvia per riscuoterlo. È questo l’incipit di Nebraska, penultimo film del regista americano di origine greca Alexander Payne, autore di Sideways, A proposito di Schmidt, Paradiso amaro. Nel pieno rispetto della tradizione del film on the road, sullo sfondo di paesaggi vuoti e desolati della provincia americana, lontana e rurale, evocata dalle fattorie con i trattori nel cortile, dalle distese dei campi, dalle case in legno, dagli edifici bassi di città anonime e senza storia, dai volti scarni e sciupati dei barbuti frequentatori di squallidi bar, dalle camicie a quadrettoni, che riporta alla grande letteratura proletaria di Steinbeck, al realismo americano del pittore Edward Hopper, ai songs di Springsteen, Payne descrive il rapporto tra Woody e David, padre-figlio, prima frantumato da un padrede dito più all’alcool che ai figli e poi ricomposto dall’immenso amore filiale di David, il secondogenito, che asseconda i suoi capricci e la sua caparbietà. Il viaggio diventa per Woody (Bruce Dern) l’occasione di riscoprire le proprie radici, rivedere la propria casa natia, visitare il cimitero dove sono sepolti i suoi cari, incontrare vecchi amici dallo squallore indicibile, come ad esempio l’implacabile e mellifluo Ed Pegram (Stacy Keach) che dice di vantare un credito nei suoi confronti, oltre che vedere parenti meschini e avidi di denaro pronti a lucrare senza scrupoli gettandosi come avvoltoi sulla presunta vincita. Ma il percorso, ricco di esperienze e di incontri con personaggi bizzarri, come la coppia di gemelli cugini di David, che passano le ore sul divano intontiti dalla televisione e che non riescono a trovare altri argomenti di conversazione se non le prestazioni delle automobili, diventa importante anche per David (Will Forte) che scoprirà il passato del padre, venendo a conoscenza dei sogni e delle speranze giovanili, delle delusioni e della generosità nell’aiutare gli altri senza compenso per la radicata incapacità di dire no a chicchessia, delle imprese durante la guerra in Corea raccontate da una vecchia innamorata, che ricorda Woody con nostalgia e affetto. Il viaggio, come cammino della vita, itinerario verso la conoscenza di se stessi e degli altri, permette a David di comprendere e capire suo padre, arrivando a fargli domande che non gli aveva mai rivolto, tra le quali quella se aveva mai programmato di avere figli e quanti figli. Woody risponde: “A me piace scopare e tua madre è cattolica, fai tu la somma”. Nebraska, film corrosivo, dove il rapporto padre-figlio assume un ruolo centrale, che permette di riflettere sullo scorrere del tempo, sulle incomprensioni tra giovani e anziani, e sulla natura complessa dei rapporti parentali, smaschera inoltre alcuni miti della cultura americana: dalla piccola città come luogo solidale e accogliente alla strada non più rivelazione/riscoperta del paesaggio, dall’istituzione familiare descritta come un posto dove si è incapaci di provare o produrre affetti – basti pensare alla petulante, scurrile consorte di Woody, sempre pronta a lamentarsi, a parlare male degli altri e a scagliarsi contro il marito – al sogno americano, che va in frantumi per il fatto di sapere che il biglietto vincente esiste solo nella testa di un povero vecchio sulla via della demenza senile. Nebraska è un gioiellino in un impeccabile bianco nero di Phedon Papamichael, dolce e amaro, con tocchi di ironia sferzante, soprattutto da parte di Kate, la moglie di Woody, che, per esempio, nella bellissima scena della visita al cimitero arriva a mostrare le gambe di fronte alla tomba di un suo vecchio e barboso corteggiatore dicendo: “vedi cosa potevi avere se non avessi parlato sempre e solo di frumento!”. Ottimo il cast con un bravissimo Will Forte, una esilarante, caustica e scoppiettante June Squibb. A rendere, però, Nebraska memorabile è la struggente, meravigliosa, straordinaria interpretazione di Bruce Dern, attore da sempre considerato un bravo caratterista e nulla più, che è stato meritatamente premiato come miglior attore al Festival di Cannes. Payne deve soprattutto a lui la splendida riuscita di questo piccolo ed inatteso capolavoro.
Mimmo Gagliostro – 17 febbraio 2021
Leggendo la nota critica (è merito di questa appassionata descrizione) ho avuto la sensazione di aver già visto questa pellicola. Ma non è così perché ne vedo poche e ora è da tanto che non ne vedo proprio. E poi c’è un altro indizio rivelatore, il finale del film che non conosco (anche se immagino).