Appesi a Renzi

Sì, capisco. Non se ne può più a parlare di Matteo Renzi. Sempre lui, a lingua sciolta, ora anche in inglese alla corte del principe saudita Mohammed Bin Salman. Ma chi altri potrebbe essere l’uomo del mese?

Tiene sotto scacco un intero Paese, il suo Paese, costringendo il governo in carica, nel corso della più grave emergenza sanitaria ed economica dal dopoguerra, a dimettersi per rendere omaggio ad una pattuglia di senatori strappati al Partito Democratico a poco più di un anno dall’avvio di questa legislatura. Negli stessi giorni, infaticabile, per la modica parcella di 80 mila dollari l’anno, vola in Arabia per tessere le lodi di uno dei regimi più reazionari del Pianeta, tra le altre cose, esplicitamente accusato dall’ONU di essere il mandante dell’efferato omicidio del giornalista Jamal Khashoggi, entrato nel consolato saudita di Istanbul e mai più venuto fuori.

A quest’uomo, Matteo Renzi, che ormai tutti conosciamo per la sua disinvolta spregiudicatezza, per l’assoluta mancanza di serietà, affidabile quanto una serpe, intrappolato in una paranoica visione del suo ego, è affidato il futuro dell’Italia nei prossimi mesi. Da lui dipende se e come proseguirà l’azione del governo Conte, non importa quale numero gli si vorrà dare.

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